E' terribile quanto accaduto martedì 28 febbraio tra Livorno e Pisa, nella zona del Biscottino, a un camionista siciliano morto a seguito dell'attacco di un branco di cani. Si ipotizzano ricostruzioni: forse un malore dell'uomo, completamente solo al momento, forse invece un assalto improvviso del gruppo di meticci mentre era intento a sistemare l'aggancio della cabina al rimorchio; quindi gli animali si sarebbero accaniti con tale impeto sulle sue gambe da causarne il dissanguamento.
Si è parlato di sbranamento, di vicenda incredibile, di "formali responsabilità" che magari non appartengono a nessuno, dal momento che gli animali non sono dotati di microchip, pur dimorando da tempo in un terreno di proprietà e, pare, più o meno accuditi da una lavorante romena alloggiata in una roulotte.
Rimane il fatto che una persona ha perso la vita in circostanze spaventose e tutti i cani, all'apparenza docili, sono stati catturati dalla Asl di pertinenza, imprigionati e vanno incontro a incerto destino dal momento che difficilmente, con un simile crimine sulle spalle, qualcuno azzarderà la loro difesa.
In precedenza, sembra, altri camionisti avrebbero lamentato il nervosismo dei meticci. Magari, c'è da pensare, per quanto senza collare, bradi, poco domestici, quei cani facevano la guardia. Difendevano il loro territorio. Può darsi, in un crescendo autogestito. E lo sfortunato autista, una volta per tutte, ne ha fatto tragicamente le spese.
Ancora una volta, purtroppo, è il nostro modo univoco di considerare gli animali a trarci in inganno. Noi li facciamo o li lasciamo nascere con superficialità anche laddove non vi sia possibilità ragionevole di accoglierli, pressappoco li collochiamo, li consegnamo a determinati ruoli. Finché sono cuccioli, da compagnia, da guardia, incasellati nelle nostre categorie, riusciamo a destreggiarci. Poi un giorno, di di colpo, c'è il salto nell'abisso: non capita spesso, ma se derogano ai nostri schemi possono diventare più ferocemente incomprensibili dei lupi delle fiabe.
Se a qualcosa può servire una vicenda così dolorosa, è a interrogarci sulla nostra pretesa di avere tutto in pugno, di capire quanto al contrario ci è abbastanza oscuro: il fatto che ciascun essere vivente è un individuo dotato di forte e distinta personalità.
Finché continueremo a far nascere cucciolate, evitare di sterilizzare i nostri animali, finché non spezzeremo con decisione la catena che alimenta il randagismo, il sovraffollamento, i branchi inselvatichiti, anche noi non potremo dirci del tutto estranei a fenomeni di questo genere sono perché ci troviamo all'altra estremità.
A tale proposito infatti, oltre ad agire con amore e gentilezza verso i nostri interlocutori, siamo chiamati a creare condizioni di maggior responsabilità. Sterilizzazioni, niente cucciolate, contribuire a ridurre il numero dei soggetti in circolazione. Sono troppi (siamo troppi) e a prescindere dai singoli episodi tante forme di violenza, in ogni specie, hanno principio per la conquista degli spazi vitali. Una forma di lotta che oggi ci sembra paradossale, ma a ben pensarci non lo è affatto.