Spoleto martedì 28 giugno in scena la celebre pièce teatrale di Neil Simon A piedi nudi nel parco. Lasciare Roma, 40 gradi all’ombra, l’ufficio, il motorino, i semafori infuocati e l’asfalto dall’effetto miraggio nel deserto. La città rovente sfila veloce dietro i vetri. Cemento e caldo, strade e caselli. Come in un film a lieto fine inizia la campagna, il verde, il bosco, i paesini arrocati. E finalmente Spoleto, austera, un colpo d’occhio. Come un guardiano che vigila sul verde dei boschi. Trasmette un monito: chissà ancora per quando, Spoleto refrigerio del corpo e della mente, proteggerà la sua terra dalle milizie del cemento armato.
Il teatro è un chiostro, la platea è un giardino. Un uomo, il regista credo, accoglie il pubblico, si scusa per la temperatura e dice che avrebbero voluto che ciascuno di noi si togliesse le scarpe, come tributo ironico alla commedia, penso, ma comprende che la temperatura non lo permette. Guardo il prato sconsolata. Chi cammina oggi a piedi nudi in un parco?
Memorabile la passeggiata di Robert Redford a piedi nudi nel Washington Square Park. Quale donna non avrebbe abbracciato e coccolato Redfort, uomo serio e contegnoso che cerca di trovare, aiutato da una sonora sbronza, la spontaneità a lui così estranea ma così desiderata dalla sua bellissima, giovane moglie.
La domanda sorge spontanea: chi portare a piedi nudi nel parco nel 2011. Il direttore? L’amico avvocato. L’ingegnere preparato? Ma soprattutto quale parco? Sembra assurdo e non solo per la parte maschile. Sogghigno tra me e me mentre immagino l’improbabile scena, magari a Villa Borghese, polmone della Capitale. In primo luogo bisognerebbe selezionare un fazzoletto di terra curato. In secondo luogo bonificarlo da vetri e probabilmente siringhe. In terzo luogo evitare che foglie secche e spine possano trasformare l’idilliaca scenetta in un intervento di pronto soccorso al malcapitato accompagnatore. Si sa gli uomini sono così delicati…. Mi tornano in mente i parchi di Tokyo. Gli uomini con le scarpe da Ninja che doverosamente e pedissequamente tolgono le foglie secche, innaffiano, aggiustano i fiori, potano i cespugli. Vere oasi nel cemento. Perfetti. Curati nel minimo dettaglio e isole di pace per i grandi e per i piccini che scorrazzano tranquilli a piedi nudi. Nel parco.
Il pensiero ritorna ai parchi della capitale e alla loro funzione di ammortizzatori di una società sempre più povera di spazi comuni dove famiglie, runner, anziani ma anche uomini e donne nella pausa pranzo possano trascorrere momenti di fresco relax nella calura estiva. Al sicuro. Il paragone con il Giappone è inevitabile.
Immagino i piedi nudi del Redford del 2011 sui prati di Villa Borghese. Immagino i piedini nudi di mio nipote Paolo. Inorridisco.
Perché non possiamo farlo anche noi?