Sempre più spesso le incontriamo lungo le strade, decapitate, con un cappuccio nero in testa, in attesa di essere fatte a pezzi e portate via. Ma a volte, più banalmente, non le vediamo più. Il nostro sguardo coglie una mancanza, l'animo percepisce un vuoto - uno dei tanti - e passiamo oltre.
A causa del famoso punteruolo rosso, le nostre palme stanno scomparendo. A Palermo già non ne esiste che il ricordo, a Napoli ve n'è stata strage, a Roma sono più che dimezzate e risalendo la costa non c'è da stare allegri.
Sul piano nazionale non si è fatto nulla. Alcune amministrazioni locali hanno invece stanziato qualche fondo e intrapreso cure e prevenzione, ma si tratta di interventi disomogenei, adatti a tamponare qua e là la situazione.
Malgrado le proteste ecologiste, la nascita di un movimento chiamato Palmiers, mostre d'arte e manifestazioni civiche, articoli dedicati a un'emergenza che causa ogni anno la morte di migliaia di alberi e insieme stravolge irrimediabilmente il nostro panorama, le istituzioni, il Ministero dell'Ambiente, non hanno mai ritenuto di dichiarare in merito lo stato di calamità nazionale o correre ai ripari con un adeguato piano d'emergenza (eccezion fatta per un decreto che quest'anno consente l'uso di alcuni pesticidi chimici).
Un atteggiamento che equivale a un'omissione di soccorso, riguardo un patrimonio naturalistico e monumentale di valore inestimabile che si sta dilapidando per sempre.