Promosso da Feder F.I.D.A. Onlus, patrocinato dal Ministero della Gioventù, si svolgerà a Roma mercoledì (6 luglio ore 9 presso la Sala delle Conferenze di Palazzo Marini - via del Pozzetto 158) un convegno che merita grande attenzione.
"Violenza/Animali-Abusi/Umani" è infatti centrato su un tema da noi ancora sottovalutato: mettere in relazione sevizie e orrori che troppi animali ogni giorno subiscono, soprattutto da parte di minorenni, con un'inclinazione alla violenza che quasi sempre si ripropone poi sui nostri conspecifici, gli altri esseri umani.
Fin dagli anni 70 negli U.S.A. si rileva che il profilo psicologico di una vasta gamma di criminali, dagli stupratori ai serial killer, corrisponde a individui che compiono una sorta di tirocinio infantile attraverso vessazioni agli animali. Come pure sappiamo che anche la nostra criminalità organizzata abitua i giovani ad abolire pietà e empatia proprio attraverso torture e uccisioni di queste creature inermi.
Ma al di là della malavita, esiste ben più diffusa una sottile linea di confine fra quelle che vengono ingiustificatamente definite "bravate da ragazzi" e un atteggiamento patologico individuale e sociale.
Cani e gatti evirati, impalati, bruciati vivi: giochi atroci che spesso ci descrivono una gioventù da seguire con maggior attenzione. Al convegno ne parleranno volontari che hanno effettuato salvataggi in extremis, assieme a Carla Ciavarella, esperta in giustizia penale per le Nazioni Unite; lo psichiatra Tonino Cantelmi, presidente dell'I.T.C.I (Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale) e dell’Associazione Nazionale Psichiatri – Psicologi; il criminologo Ciro Troiano, responsabile dell'Osservatorio Zoomafia della LAV, nonché la psicologa Camilla Pagani, ricercatrice presso l'Istituto di Psicologia del CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche, che ha gentilmente risposto alle nostre domande.
E' naturalmente un argomento complesso. Di certo, se un bambino è ripetutamente e severamente violento con gli animali va considerata come spia patogena. Lo stesso, il partner violento con l'animale domestico lo è spesso anche all'interno della coppia. L'animale è sempre l'individuo più debole, dunque il primo oggetto di violenza. Un atteggiamento guardato comunque con indulgenza da parte della società. Noi agiamo in modo violento verso gli animali tanto quanto verso gli umani in forme culturalmente inaccettabili o accettabili. Di questi secondi casi fanno parte, ad esempio, la guerra o la comune abitudine di mangiare gli animali. Poi esistono altri comportamenti legati all'educazione e alla cultura. Per certi aspetti siamo più sensibili rispetto a cinquant'anni fa, ma i grandi cambiamenti sono lenti. Noi stessi ci sentiamo sfruttati, imprigionati dal sistema fra le mura di un ufficio o oppressi dall'angoscia di non riuscire a pagare le nostre spese mediche: in una società equilibrata e giusta questo non accadrebbe. Così siamo capaci di infliggere prigionie psicologiche agli altri, partendo da certi bambini inascoltati. Fra tutti, gli animali sono quelli maggiormente privi di strumenti per ribellarsi. Cosa bisognerebbe porre alle basi del cambiamento? L'educazione, anche nelle scuole. I ragazzini pongono un mucchio di domande, sono ricettivi; inviterei gli insegnanti a mettere in evidenza le contraddizioni del nostro atteggiamento verso gli animali. Il nostro cervello possiede capacità distruttive e costruttive in egual misura. Oggi le informazioni arrivano numerose attraverso i vari mezzi di informazione, anche quando si è molto piccoli. A due-tre anni comunque si capisce perfettamente cosa faccia soffrire un altro individuo e cosa al contrario gli procuri piacere, e ancora prima, a un anno, si prova empatia e si è capaci di piccole cure verso l'altro. Un bambino non cresce nel vuoto. Un lavoro lento, alla radice? Ci vogliono tempo, consapevolezza. In certi riti crudeli verso gli animali c'è una carica affettiva difficile da smantellare. A partire dalle abitudini alimentari: "la carne me la dava mia madre". A caccia si andava con lo zio o col nonno, la sagra di paese si faceva malmenando il maialino, ed è sempre stato così: per alcuni rappresenta un legame molto forte. Benché io non preveda che il Palio di Siena possa durare ancora molti decenni e nemmeno la corrida: abbiamo evidenti segni di opposizione rispetto a tali usanze. La storia dell'umanità è in evoluzione e l'identità di ciascuno di noi dovrebbe essere costretta a cambiare costruttivamente. Ma non tutti hanno la stessa disposizione e ci vuole tempo; ammesso che ci riusciamo.
Dottoressa Pagani, qual è il limite oltre cui si parla di patologia nell'atteggiamento violento verso gli animali?