Fiocco celeste nella giovane famiglia del piano di sopra: è nato Filippo! E io, rallegrata e grata per la nuova vita che viene ad animare il nostro vecchio palazzo un po' serio e ombroso, ho i pensieri che mi vengono sempre quando nasce un bambino: come si sentono i genitori? Con che stato d'animo vedono il futuro della loro creatura? Pensano al mondo come ci appare, alle facce anche pericolose del presente e del domani?
Con queste domande cui non ho saputo trovare risposta vado a dormire.
E il sonno, come spesso accade, mi offre una soluzione: il sonno, quando il cervello, eternamente preoccupato, tace, e al suo posto si fa viva l'altra parte di noi, quella inconscia, che senza pensare svolge perfettamente una quantità di funzioni importantissime: perché è senza pensare che ci tiene in vita, con la respirazione, la digestione, la circolazione, tutte cose complessissime dove il pensiero di cui siamo così fieri non ha nessuna parte. Nel sonno, un sogno mi ha dato una risposta. E' dall'inconscio, prezioso deposito di potenzialità infinite per la completezza della vita e per il suo futuro, che vengono i sogni, piccoli fari in grado illuminano paesaggi altrimenti rimasti nell'ombra.
Il mio sogno era questo: nel gruppo dei parenti e degli amici del piccolo Filippo che si stringevano intorno alla sua culla ho visto avanzare una strana signora senza età, con lunghi abiti antiquati, un curioso cappello a cono e un amabile sorriso. Era la Fata. Volgendosi ai genitori, li ha toccati con la sua bacchetta scintillante e ha detto:
"Il mio dono per Filippo è un insegnamento per voi, che è questo: voi genitori, e anche voi, parenti e amici, al vostro bambino dovete mostrare la ricchezza delle risorse sue e del mondo, la sua bellezza. Se il mondo gli appare un posto brutto, non ci vorrà stare, o lo vorrà distruggere. Perciò farete sì che nel suo corredo resti il ricordo di momenti di magia, primi fra tutti quelli dati da attimi ancora intatti di natura. Che Filippo possa ricordare un luogo di bellezza in cui è stato esplicitamente portato perché se ne nutrisse; dove l'adulto avrà diretto la sua attenzione sul bellissimo gruppo di alberi, sul tappeto di foglie rosse scricchiolanti ai piedi dei platani alla cui ombra è venuto a passeggiare, sul miracolo soffice del primo mandorlo, del primo pesco fiorito in città. Che Filippo ritrovi sempre come sostegno di bellezza un attimo della sua infanzia nelle parole rapite del poeta:
Colmo di frutti il sambuco; tranquilla era l'infanzia
nella grotta celeste. Su percorsi sentieri
dove rossiccia stride ora l'erba selvatica
medita il calmo intrico di rami;
un frusciare di foglie.
Che questo bimbo goda del ripetersi delle stagioni, garanzia di rinascita e di continuità della vita, passando qualche settimana in un luogo il più possibile naturale, dove a settembre, a ottobre, scuola o non scuola, possa dire con Teocrito:
Tutto
odorava forte
della stagione opulenta
odorava d'autunno.
Mostrategli il cielo, e le sue luci: "Il cielo notturno, con le stelle,e la luna piena per alcuni giorni del mese, rappresentano una patria che nulla può strappare ad alcun essere umano- nulla, salvo, purtroppo, quattro mura di pietra e un catenaccio. Ma per fortuna la pietra scarseggia, di modo che, in qualunque condizione, in ogni paese una moltitudine di esseri umani conservano la possibilità di vedere le stelle. Molti, è vero, non ne godono in alcun modo. Ma quand'anche, in un determinato momento, sull'intero globo terrestre,ci fosse un solo essere umano che guarda le stelle e le ama, ciò basterebbe a fare grande e bella la vita". Lo dice Simone Weil, una grande anima.
Il mio dono per Filippo è che, lontano dalla pazza folla degli snack gelidi, delle pizzerie rumorose fatte per impedire la conversazione, questo bambino sia portato a mangiare fuori casa meno spesso ma meglio, non troppo e male- così come è meglio che gli diate l'esempio di avere poche cose tenute bene piuttosto che molte tenute male. Ci sia nella sua vita il ricordo di un giorno straordinario in cui ha fatto un pranzo in un posto bellissimo con un adulto tutto per sé ; come in quella trattoria in Campania tra Meta e Positano immersa in uno scenario meraviglioso dove gli alberi della vite, alti secondo il costume napoletano, come quinte verdazzurre incorniciano ora le gialle lanterne di un limone carico di frutti, ora un pesco affollato di frutti rosso-rosati, come pieno di vino vegetale. Uno spettacolo di fronte al quale a questo bambino venga naturale dire con le sue parole quelle del miglior uomo vissuto su questa terra:
Laudato si, mi Signore,
per sora nostra madre terra
la quale ne sustenta et governa
et produce diversi fructi
con coloriti fiori et herba.
E il mio dono per Filippo è che voi, genitori, gli facciate sentire il canto di nostra madre terra, insegnandogli ad ascoltare i suoni degli uccelli e degli insetti, i versi di tutti gli animali, il fruscio dei rami degli alberi, la musica del vento, il brontolio potente del tuono, il ticchettio della computer della pioggia, il silenzio meraviglioso della neve serale. E ditegli che lui fa parte di questo mondo di bellezza, lui è l'anello indispensabile, e responsabile, di questa magica, invisibile rete che riempie la valle di quaggiù.
"Questo è il mio dono per Filippo, e per ogni bambino", disse la Fata con un sorriso.
E, pouf! Era già sparita!