26.08.2010
Teulada, gli ambientalisti attaccano il Comune e la società della Monte Paschi e dei Benetton
DALL’INVIATO ANDREA MASSIDDA TEULADA. L’idea (già in atto) è quella di costruire nella collinetta che sovrasta la spiaggia di Tuerredda, a due passi da Teulada e Capo Malfatano, un complesso turistico a cinque stelle ed ecocompatibile. Un lavoro, nelle intenzioni dei costruttori, da terminare entro il 2012. Di questo progetto fanno parte un albergo articolato su più edifici, con terme, ristoranti, centro sportivo e piscine. Poi tante villette al massimo su due livelli, con grandi giardini che «si adegueranno al paesaggio con colta semplicità». In totale 150mila metri cubi di cemento che pian piano stanno già colando su una delle più belle e incontaminate zone della Sardegna sud-occidentale. Tutto con il beneplacito dell’amministrazione comunale di Teulada e persino della giuria del «Real Estate Awards», che ha recentemente premiato l’iniziativa immobiliare con il «Mattone d’oro». A costruire su 700 ettari il «Capo Malfatano Resort» sarà la società Sitas, una cordata di imprese di cui fa parte la Sansedoni spa (40 per cento, controllata dal Monte dei paschi di Siena), la Benetton (25 per cento, attraverso la Ricerca finanziaria spa), il gruppo Toffano (24 per cento) e il gruppo Toti (11 per cento). La gestione dell’albergo sarà invece affidata alla Mita spa, la società dal gruppo Marcegaglia, che in Sardegna già amministra il Forte Village, a Santa Margherita di Pula, e l’ex arsenale della Maddalena. Gianni Albai, sindaco di Teulada, non nasconde l’ entusiasmo per il progetto, che a suo parere mostra evidenti vantaggi per la collettività. L’ accordo integrativo di procedimento tra il Comune di Teulada e la Sitas, risalente al marzo scorso, prevede che i costruttori rinuncino a parte di metri cubi che inizialmente avevano proposto di edificare. «Nel dettaglio - spiega il primo cittadino di Teulada - la Sitas ci cederà 180 ettari nelle aree di Sa Calarza e di Antonareddu, dove nascerà presto un parco ambientale. Ma cederà anche - continua il sindaco Albai - le aree adiacenti alla peschiera e alla laguna di Malfatano, dove abbiamo intenzione di far sorgere un parco archeologico avente come perno fondamentale i reperti fenicio-punici di Porto Herculis». In realtà, l’accordo mette in risalto anche i vantaggi che dal progetto potrebbero derivare alla collettività in termini occupazionali ed economici, ma riconosce pure uno speciale contributo di 200 euro a metro cubo a favore del Comune in caso di modifica delle destinazioni d’uso «da alberghiero in residenziale», riservando alla società la «possibilità di variare l’impianto planivolumetrico complessivo e il mix destinazione d’uso per le adeguarli alle attuali esigenze e aspettative del mercato turistico». In altre parole - e la cosa non è sfuggita agli ambientalisti - secondo l’accordo la società si riserverebbe di stabilire che cosa edificare e in quale quantità con criterio di un’imprecisata razionalità di progetto e di un altrettanto imprecisata esigenza del mercato turistico. «È da tempo - spiega Stefano Deliperi, rappresentante del Gruppo d’intervento giuridico e Amici della Terra - che su questo autentico paradiso costiero incombe il tentativo speculativo. Negli anni Settanta del secolo scorso furono i lombardi Monzino a progettare su quasi 900 ettari di litorale la nuova Costa Smeralda nel sud Sardegna. Si doveva chiamare Costa Dorada: alberghi, ville, campi da golf con centinaia di migliaia di metri cubi di volumetrie. Non se ne fece quasi nulla». Soltanto la durissima opposizione legale delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra condusse alle condanne in sede penale e alla successiva demolizione delle opere abusive del tentativo speculativo nella splendida baia di Piscinnì, enclave amministrativa di Domus de Maria, portata avanti in un primo momento dal gruppo Monzino e successivamente da una società aderente alla Lega delle Cooperative. «Ci sono parecchie ragioni - continua Deliperi - per le quali ci opponiamo alla costruzione di questo resort. Tanto per incominciare quello di Teulada è uno dei pochi tratti di costa così estesi in tutto il Mediterraneo dove nessuno ha mai costruito. In secondo luogo, le tanto sbandierate concessioni fatte dalla Sitas al Comune sono in parte obbligatorie per legge e comunque le aree cedute sono inedificabili o perché a meno di 300 metri dal mare o perché in zona archeologica». Per gli Amici della terra, poi, si poteva puntare sul turismo in altri termini. «Ad esempio - spiega ancora Deliperi - recuperando i tanti furriadroxiu della zona sino a farne una rete di tanti piccoli resort. Un’idea che avrebbe davvero attirato molti villeggianti d’élite con ricadute economiche nel paese. Mentre un resort autosufficiente alla gente di Teulada può dare soltanto posti da giardiniere e da cameriere». Deliperi, parla anche del problema delle spiagge. «Quelle della zona sono già sovraffolate - conclude - e adesso che gli alberghi avranno le spiagge private, i cittadini normali dove andranno?»