A quanto pare, la politica europea sui biocarburanti non è poi cosi' conveniente per l’ambiente: invece di tagliare la CO2 la incrementa.
Lo sostiene nel rapporto Biocarburanti, l’impatto delle strategie Ue – Quando bio non è sinonimo di verde un gruppo di importanti ong fra cui Greenpeace, Action Aid, Bird Life International, Client Earth, European Environmental Bureau, Fern, Friends of the Earth Europe, Wetlands International, Transport & Environment.
L’utilizzo dei biocarburanti in Europa entro il 2020 dovrà ammontare al 9,5 per cento del totale dei combustibili. Per raggiungere tale obiettivo, nei prossimi 10 anni 69.000 kmq di suolo (area pari a 2 volte il Belgio) cambieranno destinazione d’uso.
Vale a dire che terreni in precedenza destinati alle colture alimentari e alla pastorizie saranno interamente convertiti alla produzione di carburante, causando enormi danni alla biodiversità e costringendo le normali attività agricole a espandersi altrove, a scapito di foreste e pascoli.
La preoccupazione che emerge dal rapporto è che questo avvenga in particolare nei paesi in via di sviluppo ad opera delle multinazionali.
Secondo i dati, gli obiettivi europei causeranno un aumento di C02 compreso tra i 27 e 56 milioni di tonnellate, pari a 12-26 milioni di nuove auto circolanti. Una percentuale che va dall’81 al 167 per cento. I paesi responsabili dei 2/3 dell’incremento saranno Inghilterra, Spagna, Germania, Italia e Francia.
La coalizione di ong chiede dunque ai governi europei di tener conto, nella nuova legislazione, dell’impatto complessivo dei biocarburanti.