LETTERA APERTA AL SINDACO ALEMANNO
  Rispetto delle regole, dei limiti dell’azione amministrativa e della dignità di una intera comunità democratica. Sono questi i fattori determinanti che ci hanno mosso quando abbiamo deciso di intraprendere la battaglia contro la formula 1 all’Eur.
  Non principi astratti, non un diniego preconcetto, ma elementi fattuali che determinano il vivere tra le persone. Alterare questi fattori di equilibrio a favore di un privato e a scapito della comunità non è appannaggio della politica nè tantomeno di una qualsivoglia amministrazione che si voglia definire democratica.
  Per questo motivo crediamo ancor più convintamente, dopo due anni di dura e solitaria battaglia, nella bontà della nostra lotta. Non si tratta soltanto di difendere un quartiere o la vivibilità di un ambito molto esteso della  nostra città, di veder rispettato il verde prezioso per la vita di tutti, ma dietro questa battaglia contro la Formula 1 all’Eur c’è molto di più.
  C’è il fatto che, dopo due anni di annunci roboanti da parte del Sindaco, non abbiamo ancora visto il piano economico finanziario dell’operazione con una valutazione da parte del Comune di Roma; non abbiamo visto il progetto definitivo di assetto della zona del Velodromo, non abbiamo visto il progetto della costruzione delle opere connesse al Gran Premio né tantomeno un piano della logistica.
  Tutte queste sono motivazioni che chiunque riterrebbe basilari per dare un giudizio su un progetto. Per questo motivo le nostre perplessità e i nostri interrogativi non si sono spenti sulle nostre bocche ma sono diventati appannaggio di tanti cittadini, di destra e di sinistra, che ora non fanno mistero di un’opinione critica nei confronti del Gran Premio. E che queste opinioni critiche siano bipartisan non è mistero dato che tante personalità del mondo politico nazionale e ci limitiamo a segnalare soltanto queste, Lucio D’Ubaldo, Luigi De Magistris, Roberto Della Seta, Benedetto Della Vedova, Roberto Di Giovan Paolo, Paolo Grimoldi, Riccardo Milana, Annamaria Procacci, Francesco Rutelli, e tante personalità di livello territoriale, si sono espresse in modo decisamente contrario rispetto a questo progetto.
  Per questo motivo, giunti ad un punto della vicenda che sembra ormai ingarbugliata più che mai, non accettiamo la logica di chi urla ai quattro venti una consultazione referendaria senza conoscere le regole che questa ha all’interno degli statuti e dei regolamenti comunali e municipali. Anche in questo caso un’azione di questo tipo significherebbe non rispettare le regole che ricordiamo, in una società civile sono anzitutto uguali per tutti. Facciamo ora un esempio concreto: quale sarebbe il bacino di un ipotetico referendum? Il quartiere Eur? Il Municipio XII? L’intera città di Roma? Ed ancora quale sarebbe il quesito referendario sul quale i nostri concittadini sarebbero chiamati a rispondere? E di corredo al quesito ci sarebbero le necessarie informazioni determinanti per comprendere quanto sia impattante in termini di cemento, di traffico, di verde, nonché di vero e concreto ritorno economico per la città questo progetto?
  Tutto ciò favorirebbe un giudizio consapevole di ogni cittadino che venisse a votare e non lo ridurrebbe ad un semplice scontro politico fazioso tra un partito ed un altro. Lo scopo di un referendum è superare gli steccati della partitocrazia e sviluppare nei cittadini una reale coscienza critica.

Matilde Spadaro 3355453988 – matildespadaro@gmail.com

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