Devastazione di Villa Pamphilj
Non credevo ai miei occhi, là dove si stendeva una boscaglia fitta e selvaggia, ricovero di volpi, allocchi, rapaci, ricci, ridutore di ogni genere, e tutte le ultime specie selvatiche che avevano un habitat incontaminato, nel pieno centro del cemento cittadino, quella valle verde che divide la parte dei giardini del palazzo dalla parte delle pinete di San Pancrazio, e che era un piacere degli occhi ammirare seduti sulle panchine della passeggiata che congiunge le zonei della villa, è stata rasa al suolo, desertificata, e tutto questo è avvenuto in primavera-estate, nel momento di massimo fiorire della vita del bosco.
Gli animali sono fuggiti.Non trovando più ricoveri sicuri si sono riversati nella parte frequentata dagli umani trovando spesso il loro destino più certo: le polpette avvelenate di chi odia le ultime forme di vita non umana che si muovono nei giardini e nei boschi ormai distrutti del parco. Ieri una volpe giovane dal manto lucente giaceva ai margini di un boschetto devastato dove passo con i cani.
Ma dove sono le associazioni per i parchi urbani, per la protezione dell'ambiente, della fauna urbana, degli ultimi rapaci, tutti i gruppi di sinistra che si dichiarano ambientalisti, dove sono la LIPU, il WWF, Legambiente e tutti quelli che sanno quello che sta succedendo? non sono in grado di opporsi a niente?
Che può fare il singolo cittadino?
A chi bisogna scrivere o protestare se non ci sono mai referenti responsabili con il quali interloquire?
Il deserto e la distruzione della natura avanza fuori e dentro la città nel silenzio assenso delle associazioni ambientaliste e dei partiti verdi.
Paola Bozzi