La top 5, la cinquina degli ecomostri costieri per cui Legambiente chiede l’abbattimento in corsia preferenziale, perde un concorrente. O, potremmo anche dire, ha un primo vincitore: lo scheletro di Palmaria a Portovenere viene abbattuto oggi ed esce di scena.
È finalmente caduto sotto i colpi delle ruspe lo scheletrone in cemento armato di Palmaria sito all’interno del Parco regionale di Portovenere. Una bruttura di 8 mila metri cubi di calcestruzzo che da più di quarant’anni sfregiava uno dei luoghi più belli della Liguria. Ecomostro che anche l’anno scorso trovava posto nel “libro nero” di Legambiente, nei peggiori 5 ecomostri da abbattere segnalati dal dossier Mare Monstrum. Un sospiro di sollievo, una vittoria della legalità che fa ben sperare sulla sorte di quelli ancora in piedi e che con la loro presenza continuano a umiliare tanti pezzi del Belpaese. Gli altri 4 di cui si aspetta la demolizione sono: l’albergo di Alimuri a Vico Equense (Na), le palazzine di Lido Rossello a realmente (Ag), l’immobile denominato per la sua prossimità al mare “palafitta” a Falerna (Cz), il villaggio abusivo di Torre Mileto a Lesina (Fg). E la lista potrebbe continuare all’infinito. A volte completamente abusi, altre solo parzialmente, altre ancora perfettamente in regola con la legge, rappresentano, sempre, uno sfregio al paesaggio. Un modo affatto deprecabile di costruire in barba, se non quando alle norme urbanistiche, alla logica a al rispetto dell’ambiente circostante.
Di certo c’è che di abusi edilizi è piena l’Italia intera. Solo per citare i recenti dati di Ecomafia 2009 di Legambiente, nel solo 2008 sono state costruite altre 28 mila nuove case fuori legge (fonte Cresme). Al Sud e al Centro si tirano su case ex novo, al Nord si ampliano le cubature.
L’abusivismo è un male antico del nostro Paese. Un termine intraducibile in altre lingue. Una esclusiva tutta italiana. Sempre secondo Ecomafia 2009 i reati accertati lo scorso anno sono stati 7.499, le denunce 9.986 e 2.644 i sequestri effettuati.
A spingere l’acceleratore sulla cementificazione selvaggia e fuori regola è anche la criminalità organizzata, oramai attiva su tutto il territorio nazionale. La conferma arriva dalle infinite cronache giudiziarie e dai documenti istituzionali dedicati alle mafie che riconoscono nel ciclo illegale del cemento una delle principali entrate della criminalità organizzata. Cosa nostra, camorra, ‘ndrangheta e Sacra corona unita controllano gran parte delle imprese edili nelle rispettive regioni di provenienza (indicate in questo Rapporto come regioni a tradizionale presenza mafiosa), gestiscono – abusivamente e non – cave e forniture di calcestruzzo, e soprattutto condizionano pesantemente il sistema degli appalti pubblici. Anche nel 2008 le inchieste sul “cemento mafioso”, su dipendenti pubblici corrotti, su vigili urbani e dipendenti degli Uffici tecnici comunali al soldo di clan e palazzinari d’assalto, sono state tantissime, e non solo al Sud. Regioni come il Lazio, la Toscana, la Liguria, la Lombardia devono registrare pesanti infiltrazioni criminali, anche di tipo mafioso, nel campo edilizio ed immobiliare.