L’Italia a rischio crollo
In realtà sono tantissime le storie di immobili pubblici e privati costruiti come l’ospedale di Agrigento. Storie che raccontano di un Paese di cartapesta tirato su dai Signori del cemento taroccato. Quelli che, mentre costruiscono, già distruggono e seminano macerie. Ponti, gallerie, ospedali, scuole, commissariati di polizia e in genere edifici pubblici riempiti con troppa acqua e troppa sabbia: giganti con i piedi d’argilla. Calcestruzzo talmente scarso che le opere cominciano a crollare già durante i lavori, si sbriciolano, si sfanno d’un colpo o un pezzo alla volta. E sono soprattutto le betoniere dei boss mafiosi a primeggiare nell’imbroglio, il loro calcestruzzo sta inquietando una Procura dopo l’altra. Un fenomeno, questo, ancora poco indagato, un fatto nuovo nello scenario investigativo che potrebbe mostrare al paese intero un’altra faccia criminale: perché anche questa è mafia. Si è cominciato ad indagare al Sud, ma anche al Nord si prospettano sviluppi interessanti. Perché le betoniere dei clan e gli imprenditori del cemento non conoscono confini geografici.
Nessuno vede cosa c’è realmente dentro l’impasto, e sui dosaggi c’è la possibilità di risparmiare quattrini. Un’opportunità colta al volo da tanti costruttori in mala fede. Tant’è che il cemento scarso è diventata una delle modalità più gettonate dai clan per accumulare soldi su soldi, un sovrappiù che serve a oliare il meccanismo corruttivo, per mettere a zittire qualche funzionario o per pagare gli stipendi degli affiliati. Una truffa al quadrato. Ai lavori appaltati attraverso il metodo mafioso, con ditte messe su con soldi mafiosi, utilizzando magari cave abusive, si aggiunge pure la truffa di barare sulla composizione del calcestruzzo, in violazione della norma UNI EN 206-1 che garantisce l’equilibrio giusto tra acqua, cemento e altri costituenti.
Ecco spiegato il perché le cronache degli ultimi anni si sono arricchite di ponti, gallerie, scuole e edifici che crollano come fossero di sola sabbia o di strada che si aprono in voragini, di ospedali chiusi prima dell’inaugurazione perché inagibili e crepitanti o padiglioni che si sfaldano a poco a poco. Di scuole tirate su con lo sputo, sbilenche e pericolanti. Soldi pubblici finiti in fumo, con progetti gestiti sin dall’inizio dai clan in un crescendo vertiginoso di fatture che si gonfiano, e sempre a carico dello Stato. E di brutte storie di morti e feriti e sfregi ambientali d’ogni tipo.