Non appena mi è giunta la voce che nel fiume Lambro - già tristemente noto a noi milanesi per il suo degrado - si era riversata un'onda nera di gasolio, ho cercato dentro di me di minimizzare l'accaduto. Ma, nei giorni a seguire, le voci si sono fatte sempre più insistenti e sempre più allarmanti. I Tg non parlavano d'altro e anche la gente, al bar o al supermercato, si scambiava opinioni in merito al disastro insultando e maledicendo chi l'uno e chi l'altro. Non volevo vedere quello che poi ho visto. Non volevo credere che fosse successo davvero, che fosse successo qui, a due passi dalla Madonnina. E invece, come una coltellata al cuore, ecco apparirmi sullo schermo un ragazzo vestito con una tuta bianca e lunghi stivaloni, probabilmente arrivato sul posto da poco a giudicare dal fatto che tutto il resto, intorno a lui, è ricoperto di nero. Un paesaggio spettrale. Il ragazzo sembra un Angelo sceso in terra dopo l'Apocalisse. E un angelo lo è davvero, perchè tra le braccia stringe un germano reale. Si capisce che è vivo solo grazie al bianco degli occhi che ogni tanto sbatte e che spiccano sul nero che lo circonda. Da questo risalgo anche al becco. L'immagine dell'uccello che lentamente mi si materializza davanti agli occhi è di quelle che spezzano il cuore. Il ragazzo è un volontario e, come tanti altri in questi giorni - Dio li Benedica! - si sta dando da fare per salvare il salvabile. Quel germano forse ce la farà, ma tante altre creature del fiume sono già morte o hanno i giorni contati. Il veleno è entrato nei loro organismi, condannandoli a una lenta e tremenda agonia. Anche i cittadini che vivono lì intorno si sono dati da fare per soccorrere anatre, gallinelle e altri uccelli e portarli in fretta e furia nei centri veterinari dell'Arpa, del WWF e dell'Enpa. Ma per alcuni non c'è stato niente da fare. I cormorani, venuti qui a svernare per sfuggire al freddo dei Paesi Scandinavi, non ce l'hanno fatta e ad attenderli, invece del caldo, hanno trovato una trappola diabolica, spietata e inesorabile. Eppure i volontari delle associazioni ambientaliste, aiutati anche dagli uomini dei Vigili del Fuoco, hanno provato a catturarli per tentare un disperato salvataggio. Forse, se presi in tempo e sottoposti a tutte le cure del caso, avrebbero potuto farcela, avrebbero potuto avere una piccola speranza di sopravvivenza, almeno qualcuno. Ma si sà, i cormorani sono animali molto riservati e non si lasciano prendere, neppure se indeboliti dal veleno, neppure se appesantiti dal gasolio. Le prime stime parlano di un centinaio di cormorani morti, ma si pensa siano cinque volte tanto. Uno -almeno uno - però ce l'ha fatta. E' stato preso quando, ormai sfinito, aveva deciso di abbandonarsi alla corrente per lasciarsi morire. Anche i pesci che vivevano eroicamente in quella zona del fiume sono morti. Avevano resistito ai detersivi, agli scarichi industriali e ad altri mille veleni. Ma non a questo.