Quanto vale un platano di 80 anni? Dipende. Da morto, il valore del suo legno. Da vivo, almeno il costo di tutte le cure e le potature che ha ricevuto. Ma se qualcuno volesse mettere nel suo giardino un platano vivo di 80 anni, non c’è denaro che possa comprare il tempo che il platano ci ha messo per crescere.
E non ha prezzo neppure l’ossigeno che gli alberi restituiscono al nostro respiro, il riparo che offrono dal rumore e dal sole. Non ha prezzo lo spettacolo di bellezza che gli alberi riescono ancora a mettere in scena anche negli angoli più tristi delle nostre strade.
Invece ha un prezzo la terra che serve ai platani per vivere. Un prezzo talmente alto che non si mette in vendita solo la superficie, si vende tutta la zolla che per metri e metri scende di sotto insieme alle radici. Lo spazio delle cose inanimate, automobili, merci, oggetti accumulati che non si sa più dove accatastare, minaccia lo spazio vitale degli alberi.
In piazza Gentile da Fabriano, come in tanti altri luoghi di Roma, quelli che decidono (tutti, quelli di prima e quelli di adesso) hanno scelto le ragioni del denaro.
Le ragioni di un consorzio privato che costruisce un parcheggio sotterraneo a ridosso degli alberi e di un centinaio di privati in grado di sborsare cifre proibitive per comprarsi qualche metro quadro sottoterra.
E siccome di questi tempi non si usa più dichiarare apertamente che gli alberi verranno eliminati per far posto ai box - si rischia di scatenare l’ultima indignazione che i cittadini sono ancora disposti a spendere - si spargono fiumi di inchiostro per prescrivere le giuste distanze dai fusti e per assicurare le necessarie protezioni delle chiome. Se poi le ruspe si mangiano le radici e i pali di cemento vengono conficcati accanto ai nudi tronchi, l’incauto costruttore se la cava con una multa, probabilmente già messa in conto nel “budget”.
Ma se i nostri platani moriranno non c’ è denaro che possa ricompensarci: nessuna multa, nessun rimpiazzo con esili alberelli che non vedranno alti neanche i nostri figli, nessuna avveniristica “sistemazione superficiale”: persino la ricostruzione virtuale della piazza che campeggia nel cartellone all’ingresso del cantiere ha bisogno di esibire decine di alberi alti e frondosi, persino quelli che neanche esistono.
E la realtà del “dopo parcheggio interrato” l’abbiamo già vista troppe volte: uno spazio anonimo di superfici presto scrostate, come tavole da disegno di graffitari scadenti.
Anna Maria Bianchi Presidente del Comitato Piazza Gentile da Fabriano