Come dice Joseph Campbell, lo studioso del mito, la nostra educazione poggia su una delle più brutali mitologie di tutti i tempi: Giosué che vota allo sterminio ogni essere che respirasse -dunque non solo gli umani nemici, ma anche gli animali e le piante- (Giosué 10:40) è il modello che continua a essere proposto a ogni esercito anche in missione "di pace" che continua a essere mandato in giro per il pianeta, col permesso tacito di sterminare gli esseri viventi "nemici", per primi gli innocenti, i civili, ma anche gli animali e le piante di cui nessuno parla mai nei conti delle perdite delle guerre.
Ora è gran tempo che questo smetta di essere il modello della nostra civiltà, è gran tempo che si smetta di far pagare agli innocenti le colpe dei colpevoli, è gran tempo che si smetta di ripetere la barbarie patriarcale dei deserti di 3.000 anni fa.
In questi giorni prima della Pasqua non è solo il ricordo della Passione a funestare, a dare la profonda malinconia che tutti sentiamo nell'aria; è la consapevolezza soffocata e irresistibilmente avvertita che proprio in questi giorni mentre noi viviamo milioni di agnellini vengono uccisi per ricordare e ripetere una barbarie. "In una radura al limite dei campi coltivati, dai quali la separava una siepe di viburni, vidi due agnelli morenti appesi ai rami di un frassino. Il pastore li aveva appena sgozzati con il suo coltello, e mentre un pallido sangue colava sulle zolle, le pecore belavano, stringendosi le une alle altre a testa bassa scrive Octave Pirmez nei suoi racconti dall' Italia. Piante e animali vanno insieme e non si possono proteggere le une senza difendere anche gli altri. La natura è una, ed è l'unica che abbiamo. Perciò a Pasqua e sempre resistiamo alla proposta culinaria dell'agnello arrosto, scegliamo altre cose da mangiare, ma non perpetuiamo una mentalità rivoltante e feroce.