PREVENIRE E' SEMPRE MEGLIO CHE CURARE, SOPRATTUTTO IN PERIODO DI INCENDI. Come si fa a prevenire gli incendi? Ecco le norme essenziali:
- se lungo una strada o in un bosco si vede alzarsi del fumo, anche poco, telefonare subito ai pompieri, numero verde 115,
se è occupato telefonare anche alla polizia, 113, numero pubblico d'emergenza, o al pronto intervento dei carabinieri, 112, precisando in quale strada e a quale chilometro si è visto il fumo.
Non dar retta ai compagni di viaggio indifferenti e alle loro frasi; "io non ho visto niente"; "non è niente"; "li avranno già chiamati loro"; "sono i contadini che bruciano qualcosa";
- non buttare mai bottiglie di vetro vuote o piene sui prati. Il sole d'estate scaldando fortemente il vetro ne fa una lente ustoria che attacca il fuoco sulle stoppie e sul seccume; le bottiglie producono più incendi delle sigarette ! Togliere le bottiglie di vetro che si vedono sui prati e i cespugli e sotto gli alberi, anche in città, per togliere dagli occhi dei disattenti il cattivo esempio di gettare bottiglie dove c'è la terra e la vegetazione;
- non buttare mai nessun mozzicone di sigaretta ancora accesa da nessuna parte , tanto meno su un prato o un cespuglio.
I boschi bruciano perché sono spopolati e abbandonati. Quando la gente nei boschi o vicino ai boschi ci viveva gli incendi venivano avvistati e spenti molto prima, anche senza campagnole e canadair e raggi infrarossi.
Da anni non si fanno più contravvenzioni per la raccolta abusiva di legna, per il semplice motivo che nessuno va più nei boschi a raccoglierla. Quanta energia elettrica e quanto carbone si risparmierebbe!
Il bosco, un tempo risorsa da sfruttare e perciò da mantenere in vita, non rappresenta più una ricchezza, anzi, per i privati rappresenta un costo netto.
Eppure un bosco è uno straordinario patrimonio collettivo di carattere ecologico, artistico e culturale.
Ma non basta la legge Galasso che vincola il bosco al rispetto totale.
Bisogna, di nuovo, far capire alla gente, e per primi ai bambini, ai giovani, nostro futuro collettivo, che la distruzione di un bosco non significa soltanto sperpero di denaro prezioso e la perdita di un pezzo di natura che ci dà aria, bellezza e ispirazione; perdere un bosco significa soprattutto perdere un elemento chiave della catena di cui l'uomo fa parte: le colline arse dagli incendi diventano polvere, allora le piante trovano meno cibo e meno acqua e muoiono; il terreno allora, privo delle loro radici, franerà.
Gli animali del bosco morranno e con essi quelli della pianura. La desertificazione non si limita alla lontana Africa ma sta per in invadere anche la verde, un tempo, Italia.
Adesso molti più di prima sanno queste cose, ma in molti lasciano fare, continuano a permettere la distruzione, la desertificazione, la cementificazione.
L'uomo sembra indifferente alla sua stessa distruzione: egli ha bisogno di trovare un senso , un valore positivo, alla vita. Se non trova che la vita ha valore , allora lascia fare la distruzione , quando non distrugge lui stesso. E' allora fondamentale ricordare, in questa epoca di desertificazione, di disboscamenti, di incendi anche voluti da criminali, ricordare che invece in tutte le culture l'albero è qualcosa di estremamente importante: l'albero è il simbolo dell'asse intorno a cui si organizza l'universo: tutte le culture parlano dell'albero cosmico, qualcosa che è naturale ma anche sovrannaturale: l'albero come legame tra il mondo di sotto e quello di sopra, quello visibile e quello invisibile: quello di fuori e quello di dentro.
Carl Gustav Jung chiedeva spesso ai suoi pazienti di disegnare un albero , che era la loro personalità nello stato in cui si trovava, e dalla forma del fusto, delle radici, della chioma deduceva lo stato della persona e le sue potenzialità.
Regaliamo piante in vaso, anziché fiori recisi, che sono dei moribondi. Teniamoci vicino alle piante, anche quelle coltivate sul nostro balconcino di un metro quadrato o in mancanza di balcone, sul davanzale: Marinella Correggia ha dimostrato, con il suo delizioso libricino "Il davanzale dell'indipendenza"pubblicato da Stampa Alternativa quante incredibili cose si possono far crescere su un metro per venti di superficie: perfino pomodori!
Riprendiamo a piantare un albero quando nasce un figlio, come si faceva ancora nell'Italia contadina dell'inizio del 900.
Riprendiamo a onorare la visita di un ospite illustre chiedendogli di piantare con una piccola cerimonia un albero che poi porterà il suo nome, come è stato negli anni 30 per l'imperatore del Giappone Hirohito per il quale il Comune di Roma piantò in occasione della sua venuta in Italia un boschetto di alberi a Roma in viale Ippocrate.
Questo boschetto è stato recentemente distrutto senza motivo da una aberrante disposizione dell'ignaro Ufficio Giardini di questa città che negli ultimi anni sta storpiando con potature fuori stagione e migliaia di abbattimenti il ricco patrimonio arboreo della Capitale, invece di operare molto più utilmente e saggiamente facendo opera di monitoraggio e prevenzione tutto l'anno.
Accontentiamo infine la regina Cristina di Svezia che un giorno confidò a un amico: "Vorrei che nei secoli futuri il mio nome fosse legato ai giardini, alle piante, agli alberi".