Il cane col muso appoggiato alla zampa
sonnecchia sdraiato e osserva la stanza.
Da fuori il silenzio gli giunge lontano
e tutto lì intorno gli sembra un po' strano.
Ritrova nel naso odori imprecisi
di grandi distese, di venti improvvisi.
Si vede che fugge di corsa nei prati
in posti diversi, lontani, passati.
Ricorda le cacce, le poste, le lotte,
il profumo di cose disfatte, corrotte.
E sente qualcosa lì sotto la pelle
pensando a quel sole, alla luna, alle stelle.
Rimpiange con forza quei fieri nemici
di tempi più duri ma in fondo felici.
Che inutile, stupido pezzo di cane
che salta e scodinzola a un morso di pane;
che per soddisfare uno stupido patto
insegue dolente un misero gatto.
Si alza pensando alle cose di prima
e corre veloce, infuriato in cucina.
Rovescia la tazza di acqua stagnante,
distrugge ogni cosa con rabbia crescente;
come ultimo sgarbo si sdraia sul divano
mentre un sonno felice lo riporta lontano.