L’inizio dell’anno scolastico si avvicina, come sempre faccio il punto su quello che dovrò raccontare ai ragazzi. Insegno chimica, una materia che fa venire il mal di pancia ai più. Lo fa venire anche a me se l’approccio è quello nozionistico-mnemonico che purtroppo va per la maggiore nelle scuole italiane. Un vero peccato, questa è l’unica tra le scienze che permetta di scavare veramente in profondità per fare un po’ di luce sul nostro essere Uomo, sulle interazioni con il pianeta su cui viviamo e con l’intero Universo che ci accoglie.
La chimica è la base della moderna società industriale e post-industriale, senza di essa saremmo ancora ad inizio ‘800, ma questo non solo non viene riconosciuto, è quasi negato perché la chimica fa paura, inquina, è tossica….per fortuna la scienza evolve nel tempo, e ciò che era vero cinquant’anni fa, o anche solo dieci, non lo è più oggi. La paura è generata dalla mancanza di conoscenza, la mancanza di conoscenza impedisce ai cittadini di assumere un ruolo attivo e responsabile nell’indirizzare le scelte della società, della politica e dell’economia. Conoscere il ruolo e l’impatto che la chimica ha sulla nostra vita e su tutto ciò che ci circonda significa uscire dal buio della paura, abbattere i demoni che danno luogo a molti tabù e pregiudizi e lavorare per un futuro in cui la scienza e la tecnologia sostenibili ed eco-sostenibili aiutino l’uomo e la società a trovare un equilibrio più positivo con il pianeta che ci ospita. Ecco quello che mi propongo, creare giovani cittadini responsabili, che abbiano a disposizione tutte le conoscenze necessarie a pensare con la propria testa e innescare nuovi circoli virtuosi di crescita collettiva.
La O di Giotto, così come l'Enso orientale disegnato in un'unica pennellata, rappresenta la perfezione della realtà, la complementarietà e sinergia di azione tra pieno e vuoto, visibile e invisibile. Così la chimica getta un ponte tra la materia così come la esperiamo nella sua quotidianità macroscopica, il mondo fisico a cui siamo abituati, e la materia nella sua essenza profonda e invisibile, fatta di atomi e molecole e caratterizzata da uno spazio che è per lo più spazio vuoto. Non solo materia solida, ma anche onda energetica: un dualismo insito in noi stessi e in tutto quello che ci circonda ma assai difficile da cogliere e sperimentare. Intraprendere un viaggio nel mondo chimico significa intraprendere un viaggio affascinante tra i molteplici aspetti dell'universo, del mondo e della vita e le loro spesso inaspettate correlazioni con la realtà vissuta, un viaggio che richiede di utilizzare gli "occhi della mente" e cambiare punto di vista, per uscire dai normali schemi di pensiero e aprire nuove, inaspettate frontiere della conoscenza.
Partiamo quindi per questo viaggio iniziando a rispondere alla prima delle tre domande fondamentali: cosa siamo? dove siamo? cosa stiamo facendo?
Rubando la citazione potrei dire che siamo uno, nessuno e centomila. Ogni abitante del pianeta è se stesso e non potrebbe essere nessun altro, così caratteristico nella sua unicità. Siamo Nessuno nell’accezione del Tutto che costituisce l’universo e con esso ci fondiamo nella nostra essenza profonda. Siamo una delle centomila anime e più che ogni giorno percorrono i cammini del mondo.
Siamo un insieme di atomi, per lo più ossigeno, un po’ di carbonio e idrogeno, un pizzico di azoto, altri elementi in tracce: siamo materia eppure pensiamo, siamo fatti al 70% di accadueo eppure siamo così diversi dall’acqua che riempie l’oceano. A ben vedere assomigliamo un po’ anche alle rocce, con cui condividiamo sodio, potassio, ferro e tanti altri elementi in tracce. E che dire della straordinaria somiglianza con il silicio del pc con cui sto scrivendo, fratello minore del carbonio? O di quella con le piante, con le quali viviamo in perfetta simbiosi: io fornisco un po’ di cibo a loro, loro ricambiano con un po’ di cibo per me. Diceva il premio Nobel per la medicina George Wald: “E' una parte importantissima della nostra dignità il fatto che noi possiamo conoscere, e che attraverso di noi la materia possa conoscere se stessa; organizzati come sono dentro di noi, l'idrogeno, il carbonio, l'ossigeno, l'azoto, l'acqua, la luce solare, essendo diventati "noi", possono cominciare a comprendere che cosa sono e come vennero a essere”.
Siamo un’entità complessa frutto dell’interazione della materia che ci costituisce con le condizioni dell’ambiente esterno, non descrivibile in termini esatti in queste poche righe, forse neanche la Rechèrche di Proust basterebbe a fare un po’ di chiarezza. Già qui si pone un primo problema: le giovani generazioni hanno sempre meno contatti “reali” con l’ambiente esterno, spesso ne conoscono solo l’immagine stereotipata che di esso propone la televisione. Per fortuna la natura dalle mie parti non è stata ancora completamente annientata dall’uomo e vivere a stretto contatto con essa può portare a sviluppare punti di vista diversi. Mi ricordo che da piccola scorrazzavo tra le mucche e le galline della fattoria dietro l’angolo, il mio era l’ultimo palazzo della città, appena più in là c’erano solo prati in cui andavamo a giocare con gli altri ragazzini. Erano i tempi in cui anche Celentano si lamentava della scomparsa dei prati in via Gluck. Vorrei sapere quanti ragazzini di oggi hanno mai visto una gallina e una mucca al pascolo brado.
Sarà perché ho iniziato a guardare il mondo da prospettive diverse, dalle cime delle montagne, sarà perché non si può davvero avere idea di quante siano le stelle nel cielo finché non si sale in alta quota e non si scopre che sono un infinito in più di quel che si vede da casa, sarà perché gli ampi orizzonti chiamano altri ampi orizzonti, fatto sta che fin da piccola ho iniziato ad avere la passione della scienza: sì, da grande avrei fatto lo scienziato, avrei scoperto cos’è avvenuto al momento del Big Bang e da che cosa si è generata la vita. Perché è da quel momento che tutto è iniziato e siamo arrivati ad essere qui, giovani esemplari di Homo sapiens sapiens che troppo spesso si dimenticano di avere alle spalle (e al proprio fianco, ma su questo siamo ancora più ciechi) una storia che dovrebbe essere maestra di vita. Dopotutto la Terra ha 4 miliardi e mezzo di anni, i parenti più prossimi di Homo solo 6 milioni, una nullità di fronte all’infinito: nulla succede di nuovo sotto il Sole da tutto questo tempo, per chi è capace di leggere gli schemi apparentemente senza senso dell’evoluzione e la perpetua trasformazione della materia.
Siamo polvere di stelle, quelle stesse stelle che si sono formate nel momento del Big Bang e che continuano a trasformarsi, che sono vive e danno vita ai pianeti, che sono a loro volta vivi e genitori di una infinita molteplicità di forme viventi. “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, recita la legge fondamentale della chimica; per chi preferisce il lato spirituale “ciò che era all’inizio è ora e sempre, nei secoli dei secoli”. Cos’era all’inizio? energia, il Verbo, il suono universale Om…. un’onda elettromagnetica, che fa parte di noi e non ci abbandona mai, anche se spesso non ne siamo consapevoli, e che ci mette in relazione silenziosa con tutto ciò che ci circonda. Penso che questo sia il punto fondamentale per ritrovare il giusto equilibrio: riconoscere il continuo divenire delle cose: siamo fatti di quegli stessi elementi e di quella stessa energia che costituiscono l’intero Universo, che hanno iniziato a formasi già 15 miliardi di anni fa, nel momento in cui l’energia ha iniziato a condensare sottoforma di materia. La vita rimescola le carte ad ogni giro, gli atomi e le molecole si trovano, si uniscono, si separano e si ritrovano sottoforma diversa in una danza perpetua di vita e di morte. Non solo umana o animale, sebbene di norma queste siano le sole forme considerate come “viventi”: tutto è vivo, anche le pietre, sebbene su una scala temporale molto diversa dalla nostra. È fondamentale riconoscere l’esistenza di queste forme di vita “altre” per ritrovare il giusto rapporto tra l’uomo e il pianeta che lo ospita, per lavorare il modo davvero efficace alla tutela dell’ambiente e della sua complessità, alla tutela della biodiversità, alla lotta all’antropizzazione e alla cementificazione.