Entrare in libreria e respirare quel buon profumo di carta nuova, bianca, a volte patinata… un piacere che in molti conosciamo, ma che forse non colleghiamo immediatamente ad immagini di deforestazione. Eppure la maggior parte dei libri, in Italia, è stampata su carta prodotta con cellulosa che proviene dall’abbattimento di foreste vergini.
Secondo le stime di Greenpeace, il 71% dei rifornimenti internazionali di carta proviene da foreste che hanno un’importanza ecologica. Si tratta in gran parte di foreste primarie, ecosistemi naturali antichi di milioni di anni che ospitano il più alto grado possibile di biodiversità e che non hanno conosciuto – fino al momento dell’abbattimento indiscriminato- quasi nessun intervento da parte dell’uomo. Ovviamente, gran parte del legno di foresta primaria che entra sul mercato della carta (e dei mobili, per inciso) proviene dal commercio illegale: in Russia e Indonesia è fuori legge tra la metà e il 75% della cellulosa esportata. Comprarla significa non solo arrecare un danno considerevole all’ambiente (contribuendo al riscaldamento globale, all’erosione dei suoli e all’estinzione di specie in pericolo) ma anche impinguare le casse della criminalità.
Le grandi case editrici, purtroppo, non sembrano particolarmente sensibili a questo problema, visto che sono ancora poche quelle che hanno accettato l’appello di Greenpeace a stampare su carta “amica delle foreste”. Molti di più gli scrittori, italiani e stranieri, che hanno aderito all’iniziativa: da Sandrone Dazieri ad Aldo Nove, da Cornelia Funke a Philip Pullman. (Potete vedere entrambi gli elenchi qui http://www.greenpeace.it/scrittori/popup_adesioni.htm ). La carta amica delle foreste o carta FSC, è una carta riciclata senza l’impiego di cloro o di vernici nel processo di sbiancamento e riciclaggio, in quanto il loro alto impatto ambientale vanificherebbe totalmente i benefici del riciclo.
Le soluzioni alternative, per noi consumatori che siamo l’ultimo e più importante anello di questa catena, sono molteplici. Innanzitutto ridurre i consumi e scegliere prodotti che abbiano il minimo imballaggio possibile e quaderni in carta riciclata, ma soprattutto riutilizzare la carta che abbiamo in casa o in ufficio. Privilegiare inoltre case editrici e produttori che fabbrichino la carta da fonti diverse: alghe, canapa, scarti vegetali, lino. Le fibre di lino o di alghe danno inoltre un prodotto più resistente agli stress e di maggior durata della comune cellulosa.
E i libri? È ancora aperta la discussione se sia più “ecologico” un lettore multimediale tipo I-pad o Kindle oppure un libro cartaceo. Se i costi in termini di emissioni di CO2 e di consumi d’acqua per la produzione di un lettore ebook sono minori in proporzione rispetto a quelli di un libro perché ammortizzati dalla quantità di “volumi” contenuti nel dispositivo, è vero anche nei componenti elettronici e nelle batterie trovano posto minerali naturali non rinnovabili e l’inquinantissimo litio. Anche nell’acquisto dei libri, quindi preferiamo i negozi dell’usato – ci sono volumi praticamente intonsi e recenti, a metà del prezzo di copertina, oltre ad opere spesso introvabili perché fuori catalogo-, gli scambi online, i prestiti fra amici e le biblioteche. Oltre a fare bene alla Natura, crea nuove amicizie e rafforza quelle vecchie.