Il colibrì è il volatile più piccolo del mondo: magnifico uccellino venerato dagli Aztechi e dai Nazca; prova di quanto le dimensioni come parametro per definire l’importanza di un essere vivente possano indurre in errore.
E' una delle creature più importanti per il mantenimento degli ecosistemi. Responsabile dell’impollinazione dell’85% degli alberi dell’Amazzonia in cui vive e risente moltissimo della deforestazione e dell’incremento delle piantagioni, tanto da rischiare seriamente l’estinzione, e con essa anche l’inarrestabile galoppata della desertificazione del Sudamerica nell’arco di tre generazioni. Per questo motivo, prima il governo peruviano e di recente anche il governo colombiano, si sono rivolti all’Italia perché si provvedesse alla loro riproduzione in cattività nel Centro di eccellenza per la salvaguardia dei colibrì, nella riserva di Miramare (Trieste), e alla loro successiva introduzione in natura nei Paesi d’origine. La struttura fa capo al Ministero dell’Ambiente ma, praticamente dall’inizio dei suoi lavori, non riceve fondi e, anche quando ne sono stati erogati, non hanno mai raggiunto il livello necessario alla sussistenza del progetto.
L'assurdità è che questo centro di eccellenza e ricerca funziona benissimo, ma nonostante l’alto profilo ambientale e scientifico rischia di chiudere per l’impossibilità di pagare le bollette, mettendo a rischio la vita dei 100 volatili ospitati.
Il servizio allegato, realizzato tre anni fa dalle Iene, è ancora oggi (purtroppo) attualissimo.