Botticelle romane, ridicole quanto i patetici bifolchi in costume da gladiatore al Colosseo
di Oscar Grazioli
E smettiamola con questa puttanata delle botticelle romane. Qualcuno forse non sa cosa sono? Le carrozze trainate dai cavalli, quelle che dovrebbero fare folklore (e invece fanno i soldi dei vetturini) così come quegli altri patetici bifolchi in costume da gladiatore che stazionano davanti al Colosseo, suddividendosi il territorio a suon di menate pur di accaparrarsi qualche dollaro dai turisti. Peggio dei parcheggiatori di frodo napoletani. Peggio delle prostitute che si contendono le aree di parcheggio sulla tangenziale. Almeno loro un lavoro lo fanno e rischiano di brutto, mentre i pagliacci, travestiti da gladiatori, rischiano di farsi prendere per il culo dalle “iene”. Chiedo venia se il mio fraseggiare oggi non è proprio un francesismo perfetto, ma non è giornata per vari motivi, molti dei quali non vi possono interessare, mentre quello delle botticelle magari vi fa riflettere per qualche minuto.
Ho citato le “iene” prima e forse qualcuno di voi ha visto il servizio andato in onda mercoledì sera proprio sui vetturini e sulle botticelle romane. Il report delle iene si è incentrato sul solito furto dei soliti furbi. Il giretto in carrozza per il turista italiano 150 euro, poi contrattati a 120, e la mazzata di 600 euro ai due giovani spagnoli, mandati come ganci da Ilary & co. Quello che talvolta avviene anche con i tassisti. E non solo a Roma ovviamente. Ma, a parte i furti perpetrati a carico dei turisti stranieri, voglio, ancora una volta, porre l’attenzione su quei poveri cavalli, usciti dai circuiti dello sport, e costretti a trainare le carrozze che trasportano i turisti nel centro storico di Roma , per poi finire in macello quando anche l’ultimo zoccolo si è consumato sui sampietrini bollenti della capitale.
Sono anni e annorum che, non solo le associazioni animaliste, ma anche la gente comune chiede alle varie giunte di smetterla con questo bieco sfruttamento noto ai romani ma non ai turisti, ignari del fatto che questi cavalli sono esili trottatori sfruttati fino al midollo e “riconvertiti” poi come animali da soma, costretti a trasportare pesi inadeguati durante i pomeriggi estivi, cocenti e afosi, di una Roma che non ha alcun bisogno di rinverdire i suoi fasti antichi attraverso tradizioni ormai desuete e contrarie alla civiltà di una nazione che pretende di essere tra i “grandi” della terra.
Se volete fare un giro in carrozza potete farlo anche a Bruxelles, a Londra, a Dublino a Varsavia e a Parigi. Solo che lì i cavalli sono dei Lipizzani con arti giganteschi, nelle ore calde della giornata riposano e soprattutto affrontano i percorsi più lunghi dentro parchi con alberi secolari e maestosi che gli garantiscono di camminare sempre all’ombra. Tutti gli anni, o perché schiattato per colpo di calore o perché investito dall’auto o dal pullman, ci rimette la pelle un cavallo, magari ucciso con una pistolettata in mezzo alla strada. Qualche volta ha rischiato le penne anche il vetturino. Alemanno continua a dire “Troppo clamore su queste botticelle”. Metta a riposo i cavalli, su un taxi i vetturini e faccia girare i turisti su pullman elettrici scoperti. Roma non perderà il suo fascino perché manca il cavallo sfiancato sull’asfalto bollente.