Solo di recente, dopo più di venti secoli, è stato riportata alla luce la più importante opera del mondo greco antico sulla pietà e la giustizia verso tutti i viventi : il Perì eusébeias, Della Pietà, scritta da Teofrasto, un filosofo vissuto 300 anni prima di Cristo. Il suo vero nome era Tirtamo, ma Aristotile glielo cambiò in Teofrasto "perché il suo stile aveva qualcosa di divino".
Divino era non solo lo stile, ma quello che diceva; ed era che bisognava riconsiderare il vivente, vedere l'universo come un immenso organismo e non con gerarchie finalizzate ascendenti e discendenti dove le piante esistono per essere mangiate dagli animali i quali esistono per essere mangiati dall'uomo. Invece piante, animali e uomini, dice Teofrasto, primo vero padre dell'ecologia, sono completi in se stessi, valgono per se stessi e formano una grande "symphonìa" , una realtà dotata della più grande armonia di per se stessa, che porta in sè la propria norma senza bisogno di un Monarca astratto. Di questo immenso organismo le cui parti hanno lo scopo in se stesse Teofrasto vuole che l'uomo abbia cura , che collabori a svilupparlo émmetron kaì eùcharin, con misura e con grazia.
Teofrasto rifiuta i sacrifici cruenti, estende la giustizia agli animali, afferma che il sacrificio della vittima sostitutiva è un inganno e un'ingiustizia, che è empio rubare la vita destinando alla morte esseri che non ci hanno fatto alcun male.
Il nuovo mondo di Teofrasto è un respiro di sollievo, un distogliersi deciso dal vecchio truce ordine di ferro, di sangue, di dominio e di paura suggellato dai tori sgozzati e dai giovani mandati a morire in guerra, alla ricerca di mitezza, di dominio di sè più che degli altri, di benevolenza, di lealtà, di giustizia per sé e intorno a sè.
E' l'apparizione della dolcezza nel pensiero greco, nei nostri antenati.
Teofrasto non avrebbe mandato Laika nello spazio, non avrebbe ridotto un essere vivente a una cosa e per sostenere un potere.
Povera Laika. E chi può dimenticare i suoi occhi terrorizzati mentre viene introdotta dentro la sua bara d'acciaio, lo Sputnik 2, quel brutto anno 1957. Laika che trema, Laika che guaisce. Il battito del cuore di Laika al momento dell'espulsione che va a 230 battiti. Laika che muore quasi subito, di terrore. Diranno che ha vissuto "alcuni giorni". Non racconteranno cosa hanno fatto passare a Laika nel suo allenamento, le catene, le gabbiette. Non faranno sapere che era una piccola randagia, e che come lei altri animali sono stati sacrificati.
Sacrificati a che? Oggi il responsabile della spedizione ammette che "il viaggio di Laika non ha portato ad alcun risultato".
Dietro il sacrificio di Laika c'è uno spettro: è l'idea arcaica, da tribù del deserto di 3.000 anni fa, che un innocente può pagare per un colpevole. Un'idea ingiusta, feroce, lontana dal nostro tempo e dal nostro Occidente; essa sopravvive nella pratica barbara della sperimentazione animale, basata su una visione riduttiva del vivente: il vivente non come il grandioso uno,"olos", di Teofrasto, ma una quantità di piccole parti separate sostituibili, cagnette e scimmiette e soldati usa e getta .
Ma oggi Internet ci parla come Teofrasto, mettendo di fronte ai nostri occhi la verità che tutto è collegato a tutto: come i miei occhi che guardano lo schermo sono collegati allo schermo che è collegato al tavolo che è collegato al pavimento che è collegato alla mia gatta che se ne sta sdraiata tranquilla, così non c'è separazione reale di nessuno da nessuno.
Poiché personalmente sentivo il bisogno di riparare alla morte di Laika ridotta a oggetto utile, da annientare dopo usata, ho chiesto soccorso alla poesia, chiedendo all'attore Massimo Napoli di leggere durante il Convegno commemorativo del 3 novembre alla Provincia di Roma la celebre Ode al Cane di Pablo Neruda. che Il Respiro ha già pubblicato.
Come dice Seamus Heaney, il poeta irlandese premio Nobel, la poesia dice ciò che non viene detto, colma i vuoti, è una forma di riparazione che fa intravvedere una visione alternativa. Essa rivela un potenziale che è negato e sempre minacciato dalle circostanze; è un esercizio della virtù della speranza e un modello pratico di una coscienza inclusiva. Non deve semplificare ("è un cane mandato nello spazio"), è un'altra verità cui possiamo fare ricorso. E, poiché il male si combatte alzando il bene, creiamo, alziamo, il rispetto, la simpatia, l'interesse, l'amore per gli animali: celebriamo Laika festeggiando gli animali, fermandoci a guardarli con dolcezza quando li incontriamo, non ignoriamoli parlando solo col padrone ma rispondiamo al loro sguardo, alle loro code in attesa di un gesto amichevole, di attenzione. Parliamo di loro.
E a proposito di viaggi nello spazio: mettiamo piuttosto i soldi a curare le infinite sofferenze qui sulla Terra, per i milioni di bambini col tracoma, per i poveri. E facciamo meno figli! Adottiamo quelli che ci stanno!
Adesso dopo Laika vogliono mandare nello spazio i turisti. Un'agenzia britannica sta approntando programmi di viaggi planetari per ricchi.
Neanche si dice che i viaggi spaziali consumano il 20% dell'ozono, la sottile fascia di ozono che ci è rimasta.
Io affermo che volere sempre di più, viaggiare sempre più lontano nello spazio, è perverso, perché la verità delle cose, l'ordine del mondo è l'alternanza: crescere e diminuire, il giorno e la notte, Sole e poi Luna.
Diciamo NO, non obbediamo all'idea contronatura dell'acquisività continua, del successo sempre in salita, della "crescita", e cerchiamo piuttosto qual è il bisogno, quale la richiesta del tempo volta per volta.
Io chiedo PERDONO a laika e a tutti gli animali tormentati dall'uomo.
E a quelli che hanno ucciso lei e i suoi simili, e tutti i viventi uccisi, diciamo le parole di Vladimir Jankèlevic sulla morte:
" Niente può cancellare il fatto che Laika è vissuta. Il fatto di essere stato è inalienabile; qualcosa resterà sempre di lei salvata per l'eternità. Nessuno può annientarla, farla ricadere nel buio prenatale. Ciò che è stato non può non essere stato".
Così, nonostante gli stermini di innocenti e l'ottusa ferocia dei potenti, vivrà per sempre Laika, e vivrà per sempre la straordinaria proposta di Teofrasto per innalzare la civiltà, ingentilire il mondo e riordinare diversamente la vita.
Luciana Marinangeli