IL 2 FEBBRAIO E' STATA LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE ZONE UMIDE
40 ANNI DALLA CONVENZIONE (1971-2011): LA LIPU RICORDA L’IMPORTANZA DI UNA TUTELA EFFETTIVA DI QUESTI “SERBATOI” DI BIODIVERSITA’
Distruzione dell’habitat e perdita di biodiversità. Le zone umide nel mondo si sono dimezzate in 50 anni (in Italia due su tre sono andate perse lo scorso secolo) e quelle residue sono minacciate da numerosi fattori come la distruzione diretta, l’agricoltura, la caccia, l’inquinamento, le infrastrutture e l’urbanizzazione.
Lo dichiara la LIPU-BirdLife Italia in occasione della Giornata mondiale delle zone umide che si tiene il 2 febbraio per ricordare la firma, avvenuta nel 1971, della Convenzione di Ramsar, di cui quest’anno ricorre il 40esimo anniversario. La Convenzione, cui aderiscono oggi 160 Paesi, ha finora designato come meritevoli di tutela 1.912 zone umide nel mondo, per un totale di 187 milioni di ettari. In Italia sono presenti 52 zone umide Ramsar, per oltre 60mila ettari di estensione. Molte di esse – sottolinea la LIPU – sono state protette in seguito con la designazione a ZPS (Zona protezione Speciale), entrando dunque a far parte della rete Natura 2000, la rete per la tutela della biodiversità dell’Unione Europea.
La Convenzione di Ramsar obbliga gli Stati aderenti a un effettivo impegno per la tutela delle zone umide. Ma al di là del riconoscimento formale, è necessario che ogni Paese, compresa l’Italia, garantisca con adeguati piani di gestione l’effettiva tutela e sostenibilità di tutte queste zone, che sono fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema, per la biodiversità e per la stessa sopravvivenza dell’uomo.
L’importanza delle zone umide – sottolinea la LIPU – sono molteplici. Innanzi tutto sono serbatoi di biodiversità: paludi, delta dei fiumi, torbiere sono tra gli ambienti a maggiore diversità biologica. Svolgono poi un’importante funzione idrogeologica, come serbatoi di falde acquifere e regolatori delle acque durante le piene. Inoltre sono luoghi importanti dove svolgere attività di educazione e divulgazione ambientale, birdwatching e attività in natura, come le oasi e riserve LIPU, tre delle quali sono anche zone Ramsar: Biviere di Gela (CL), Palude Brabbia (VA) e Paludi Ostiglia (MN). Infine le zone umide presentano aspetti di notevole rilievo culturale (si pensi alle attività umane legate alle torbiere) e scientifiche (legate allo studio dell’ambiente).
Le zone Ramsar rappresentano un luogo importante di tutela per molte specie di uccelli: tra le altre, la Laguna di Orbetello per anatre e svassi; in Emilia-Romagna Punte Alberete per la Moretta tabaccata (meno di 100 coppie nidificanti sul territorio nazionale), Valle Campotto e Bassarone e inoltre Valli di Comacchio per le anatre; le Saline di Margherita di Savoia (in Puglia) per l’Avocetta; lo Stagno di Molentargius (Cagliari) per il Fenicottero; lo Stagno di Cagliari per il Gabbiano roseo; la Palude della Diaccia Botrona, in Toscana, regno dell’Oca selvatica; la Laguna di Venezia (Valle Averto) per il Fraticello; Laguna di Marano (foci dello Stella) anch’essa per le anatre. In generale le specie di uccelli più significative per le zone umide sono gli aironi coloniali (Airone cenerino, Garzetta, Nitticora), la Spatola (solo 70-80 coppie nidificanti in Italia), il Fenicottero, la Moretta tabaccata, il Gobbo rugginoso, l’Anatra marmorizzata (solo 3-4 coppie presenti in alcune zone umide della Sicilia).
Ma le zone umide sono anche siti sui quali incombono numerose minacce: la cementificazione dei fiumi e il prelievo d’acqua, le attività agricole, la caccia, con migliaia di tonnellate di pallini di piombo lasciati sul terreno o negli stagni, che finiscono nella catena alimentare tramite uccelli e pesci; infine, l’immissione di specie esotiche e l’inquinamento da attività industriali.
Parma, 31 gennaio 2011