Bisogna fare una gita in campagna per vedere una QUERCIA ROVERELLA di tutto rispetto. Querce, castagni, platani e faggi in Italia hanno il primato della bellezza, longevità, dimensioni e quantità. Nella famiglia delle querce ce ne sono diversi tipi che perdono le foglie in autunno, salvo nelle regioni meridionali dove spesso le mantengono fino alla ricrescita di quelle nuove a primavera. Ce ne sono anche di sempreverdi, di cui le più celebri sono il leccio e la sughera. Tutte producono ghiande: cibo per animali ed umani, che un tempo ne facevano farina per il pane, se l’amaro tannino non era troppo presente.
Il tannino delle ghiande e della corteccia serviva in passato per la concia del pellame o per curare malattie della pelle umana. Anche le galle, quelle sfere che a volte crescono sui rami come reazione alla puntura di certi insetti, servivano a quello scopo o per farne inchiostro.
Le sue radici sono profonde ed estese, così da ancorarsi perfettamente nel suolo ed incanalarvi, durante le piogge, l’acqua che altrimenti scorrerebbe sotto l’erba, trascinando a valle la terra e provocando frane e allagamenti. Se è vero che gli alberi utilizzano molta acqua, è altrettanto vero che attirano le piogge, quando sono in molti. Oltretutto, proteggono e nutrono così bene il terreno, un gran numero di animali e di piante, da dare sempre più di quanto ricevano.
Nella parte alta di Jelsi, appena prima di una rotonda, sulla sinistra parte una strada che indica un gommista. Seguirla e passarci davanti, continuando poi per circa 3 km fino a che si raggiunge la contrada Macchione. Lì inizia una strada sterrata per un chilometro circa, che porta alla quercia con la circonferenza del tronco di oltre 5 metri e l’altezza di 25. Accanto a lei ce n’è una di forse duecento anni.
Anna Cassarino www.ascuoladaglialberi.net