Ci chiamiamo Coordinamento Civico del Grande Salento per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino e siamo una vasta rete locale apartitica di comitati, associazioni e movimenti aderente tra l'altro al Comitato Nazionale contro fotovoltaico e eolico nelle aree verdi, e più in generale naturali. Proprio dagli attivisti di tale coordinamento nasce questo testo che vuol servire da appello e denuncia, per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione in cui volge il nostro Salento (province di Lecce, Brindisi e Taranto). Terra fra l'altro di Renata Fonte, eroina della difesa del nostro sacro paesaggio, proprio a causa del suo eccezionale impegno assassinata brutalmente dalla mafia. Il Coordinamento Civico propone dunque questo lavoro, che vuol essere a cavallo fra il dossier e un'accorata lettera aperta, a tutti coloro che amano l’Italia perché possano ascoltare con attenzione le istanze del povero e vessato territorio salentino-pugliese, (propaggine sud-orientale d’Italia protesa nel mare verso la Grecia, e ubicata a metà strada esatta in linea d’aria tra Roma ed Atene), dove a nostro giudizio si sta verificando, in nome di una falsa “ecologia”, una delle più paradossali e devastanti speculazioni della storia del Sud Italia.
Sotto la bandiera delle energie rinnovabili iperincentivate dallo Stato, a spese dei cittadini, si è messo in piedi un meccanismo perverso e aberrante, che, complice la scriteriata politica della Regione Puglia, ha fatto del Salento, e non solo, terra di conquista per multinazionali e grandi ditte estere: cinesi, austriache, tedesche, spagnole, danesi, olandesi, americane, lussemburghesi, russe... Queste, nella nostra piccola striscia di terra verde, argentata in ogni dove dalle foglie dei suoi ulivi e circondata da un mare azzurrissimo, stanno realizzando migliaia di immensi impianti industriali di energie rinnovabili ad altissimo impatto. Da un lato si pubblicizza l’autoproduzione domestica e la virtuosa autosufficienza energetica delle famiglie con piccoli pannelli posti sui tetti e tettoie delle strutture recenti, superfici queste biologicamente morte, con vantaggi economici per le famiglie e impatto zero, dall'altro, nei fatti, si sta favorendo legislativamente solo l’industrializzazione all’energia dell’intera regione nelle sue aree agricole e naturali, persino nel suo mare.
Migliaia e migliaia di ettari di campi agricoli e pascoli destinati da millenni alla produzione dei nostri prodotti silvo-agro-pastorali, vengono diserbati e ricoperti di pannelli hi-tech di silicio fotovoltaico; sono desertificati artificialmente, morta ogni biodiversità con la scusa di fermare la desertificazione da “effetto serra”. Ma è un controsenso, è pura follia.
Purtroppo, persino alcune delle più grandi associazioni italiane, un tempo ecologiste (si definiscono ancora tali) e dalle quali ci aspetteremmo sostegno e difesa, in quella che ci sembra la più assurda contraddizione si fanno promotrici dirette di mega progetti di industrializzazione fotovoltaica e eolica nei campi. E ancora, c'è chi si dichiara ambientalista e promuove biomasse d’ogni tipo (liquide, solide, gassose) attraverso il sostegno a società, per mezzo di vari accordi o contratti, sfregiando e stuprando anche decine di ettari. A noi sembra che i direttivi di queste associazioni e alcuni loro rami periferici abbiano smarrito l’identità originaria, gettando nello sconcerto, nello spaesamento più assurdo tanti circoli di base e tanti iscritti che finiscono per ribellarsi contro queste derive assurde, industrialiste e calpesta paesaggio ed ambiente, antistatutarie. E tanti circoli rimasti coerentemente ecologisti veri vengono chiusi o costretti alla chiusura, e così gli autentici attivisti di base vanno via personalmente o vengono espulsi. Una deriva industrialista falso-green che speriamo risparmi almeno il partito politico italiano dei Verdi (oggi Ecologisti e Civici) e non lo snaturi; una deriva che ha connotato fin dalla sua nascita il partito di Nichi Vendola SEL acronimo di Sinistra Ecologia e Libertà: quale ecologia?! Facciamo l'esempio, emblematico, di quanto stava avvenendo a Cutrofiano (LE), nel bel mezzo del Parco naturale e agricolo dei Paduli-Foresta Belvedere, ma anche a Minervino di Lecce e a Giuggianello (LE), per alcuni mega impianti fotovoltaici sponsorizzati apertamente e insistentemente, come ben documentato dalla tv locale Telerama (link al video del servizio nel tg di Telerama del 10 dicembre 2010 http://www.youtube.com/watch?v=Ynv8jZUdfCY) addirittura da Legambiente, associazione che da statuto si dichiara ambientalista. L’impegno dei comitati locali di cittadini del Forum Amici del Territorio di Cutrofiano, di altre realtà associative del territorio, e la discesa in prima linea dell'eroico parroco locale don Mirko Lagna, che ha sentito di non poter lasciare il suo gregge d’uomini alla mercè degli speculatori falso-verdi pronti a devastare in nome dell’ecologia il territorio, la terra madre fonte di vita, hanno frenato questi preoccupanti tentativi progettuali. Ma torniamo all'elenco dei gravissimi allarmi che incombono sul Salento. Il paesaggio è il libro aperto al cielo della nostra memoria, il nostro orizzonte quotidiano, palcoscenico delle nostre vite, e in progetto vi sono ovunque, persino in mare, centinaia di torri eoliche d’acciaio, mastodontiche, alte fino a 150 metri e più, capaci di falcidiare volatili d’ogni tipo proprio in quelle zone che rappresentano un importantissimo crocevia internazionale per gli uccelli migratori. Torri abnormi, da ubicare persino nel bel mezzo del Canale d’Otranto; è il caso dello scandaloso mega impianto off-shore di Tricase (LE) voluto anche da un’altra grande sedicente associazione ambientalista italiana. Un'inchiesta comparsa il 5 settembre 2010 sul Corriere della Sera a firma di Carlo Vulpio http://carlovulpio.files.wordpress.com/2010/09/sulle-rotte-dei-grifoni-minacciati-dal-parco-eolico.pdf ha messo in luce come persino il WWF Italia abbia accolto favorevolmente un simile impianto e l’onorevole Grazia Francescato, oggi in SEL (Sinistra Ecologia e Libertà), e in passato del partito dei Verdi e presidentessa del WWF, abbia approvato e inaugurato la presentazione del progetto a Tricase in qualità di assessore comunale, in una giunta a maggioranza PD, (lei che nessun legame aveva col Salento). Scopriamo trattarsi di un impianto di decine di mega torri ubicate in alto mare, lì dove gli uccelli trasvolano periodicamente a grandi stormi l’azzurra distesa, tra Balcani e Italia, nel tratto più breve. Proprio sulle coste del canale, peraltro, sorge un'oasi del WWF, che gode pure di sovvenzioni pubbliche, dedicata alla sosta degli uccelli durante le faticose traversate dei viaggi di migrazione. E’ l’Oasi delle Cesine, nel feudo di Vernole (LE), individuata per la sua importanza nella Conferenza internazionale di Ramsar del 1971, sottoscritta dall’Italia. Nondimeno, il WWF non muove un dito contro nessun impianto eolico, neppure nell’entroterra, neppure se prossimo alle Cesine, come l’impianto in progetto nei comuni di Vernole e Castrì di Lecce, incomprensibilmente autorizzato dalla Regione Puglia (contro cui, sola nei ricorsi al TAR e ora al Consiglio di Stato, si sta battendo a difesa del territorio l’associazione Italia Nostra onlus, con l’appoggio di comitati e associazioni locali); neppure se prossimo, come in progetto per un ulteriore mega impianto, all’Oasi di Rauccio nel feudo di Lecce: un'altra oasi che pure il WWF gestisce. In tal modo WWF e Legambiente, cui in anni passati guardavamo speranzosi e illusi come punti di riferimento nella lotta per la salvaguardia del territorio, collaborano e simpatizzano con l'industria dell’eolico e del mega fotovoltaico. Siamo al rovesciamento di tutto: un paradosso che ha come traballante palcoscenico la nostra povera Puglia. A tutto ciò si aggiungono nel solo piccolo Salento domande per oltre 50 inquinanti centrali elettriche a combustione di biomasse e rifiuti, per le quali si dovrebbero importare dai paesi del terzo mondo gran parte della biomassa oleosa, forse anche transgenica, da colture OGM ipertrattate chimicamente, per la cui coltivazione sarà sterminata altra foresta tropicale e soggiogata l’economia delle popolazioni locali, già in condizioni di miseria. Per alimentare queste centrali si dovranno disboscare o potare con “potature killer” interi nostri boschi, uliveti, vigneti e frutteti locali, e le intere relitte foreste del mondo, sacrificate al patibolo della Green Economy Industriale, come già in parte già avviene, per lasciar anche posto alle produzioni di biocarburanti. C’è persino una masnada di imprenditori e politici che chiede di poter bruciare nelle centrali a biomasse tutto il nostro olio d’oliva, cardine della salubre dieta mediterranea, dichiarata patrimonio UNESCO dell’umanità da alcuni mesi.
Tutto ciò per produrre surplus d’energia che sarà esportata lontano dalla Puglia, disperdendone gran parte fisiologicamente lungo il trasporto, con grave carenza di quell’"efficienza energetica" tanto decantata. Una rete di cavidotti si appresta ad elettrificare in eccesso il territorio con conseguenze negative da elettrosmog, non quantificabili ma certe, sulla salute delle persone. Tutto questo aggravato dal crimine morale che già qui si produce, dalla sola fonte fossile, con gravi danni per il territorio e la salute delle sue genti, ben più energia di quanta necessaria al fabbisogno locale, ben più del doppio, e con perdite gravi nel trasporto la si esporta altrove. E con la menzogna che le produzioni industriali d’energia rinnovabile abbasseranno la produzione d’energia da fonti fossili, carbone, petrolio, gas: nulla di più falso, sarà invece l’opposto, poiché acquistando dei certificati, cosiddetti strumentalmente “verdi”, che lo Stato concede a chi produce energia rinnovabile, lo Stato consente alle ditte di continuare a bruciare indisturbate combustibili fossili, che così possono anche eventualmente incrementare le immissioni di gas serra; ambiente distrutto dai grandi impianti d’energia falsamente pulita, e gas serra immessi indisturbati in atmosfera insieme ad altre veramente nocive sostanze inquinanti (ossidi di azoto e zolfo, diossine, particolato, nanopolveri, ecc.).
Iperinquinanti ed impattanti trivellazioni per l’estrazione di idrocarburi nei mari Pugliesi e sulla terraferma pugliese già in progetto, in Basilicata già attive, le esplosioni con i terribili airgun nei fondali marini per ricercare geologiche di idrocarburi già iniziati e che stanno decimando i cetacei (delfini, capodogli, ecc.) e miriadi di altre specie animali a danno degli ecosistemi marini, l’arrivo di due gas-dotti in progetto dall’ Asia, che squarteranno la Provincia di Lecce con serpentoni pericolosissimi per l’incolumità delle genti e lunghi decine di chilometri, rigassificatori e nuove centrali elettriche a combustibili fossili in progetto, contro cui i salentini, sfiancati ma non piegati, stanno dicendo con tutte le loro forze NO, ne sono la triste conferma della grave menzogna politica sottesa alla Green Economy che è solo una mega Green Frode e una maxi Green Devastazione che si aggiunge a tutte le altre.
Denunciate in ogni vostra pubblica occasione, la beffa planetaria che in Puglia si sta compiendo, inflessibili amanti dell’ambiente e della correttezza, il vostro amore di lettori amanti del nostro BelPaese della sua natura e dei suoi paesaggi pittoreschi intrisi di storia riportino la speranza.
La colonizzazione pro-organismi geneticamente modificati, OGM, che sta devastando tanti paesi del Terzo Mondo, qui ha la sua gemella ancor più aggressiva nell’industrializzazione che strumentalizza l’ecologia per arricchirsi e speculare devastando e uccidendo la vita dei nostri suoli e mortificando la nostra intelligenza. Viviamo una penosa “ideologia dell’energia” che soggioga la nostra “libertà”, (che in Puglia ritroviamo solo nel nome dei partiti a mo’ di specchietto ingannatore per allodole), e che si avvale di ogni strumento mediatico per raggiungere i suoi obiettivi, con campagne d’opinione che fagocitano ogni mezzo, finanziate persino dalla Regine Puglia, con soldi pubblici dei cittadini, e dalle grandi ditte interessate al business. Ma per lucrare, per frodare serve il consenso della gente, serve convincere la gente d’una menzogna: «che il loro futuro sarà “eco-sostenibile” solo se vivranno in una morta distesa di pannelli fotovoltaici e fili elettrici, con un cielo senza uccelli sferzato da pale d’acciaio rotanti in ogni direzione. La Terza Rivoluzione Industriale» E’ una grande menzogna! E’ una grande aberrazione, pseudo-ecologisti falso-verdi che esaltano l’ “industria”. E anche per questo per tre anni si è tenuto a Lecce il mega Festival dell’ Energia, si, chiamato proprio così. Un’imbonitoria strategica kermesse, patrocinata da ogni istituzione e orda di multinazionali, dove con panem et circenses, luci e nomi altisonanti, si cercava di fare sentire speciali i Salentini perché prescelti al fine di trasformare la loro terra in una mortifera landa desertica dove produrre energia da ogni fonte, fossile, rinnovabile e persino nucleare! Cha faccia tosta. Una kermesse soffocante combattuta con ogni mezzo pacifista dai cittadini e quest’anno finalmente sconfitta, quest’anno non si è tenuta più a Lecce, dopo i contro-festival organizzati due anni fa dai comitati civico-ambientalisti, e dopo lo tsunami di fischi e fischiettate, striscioni di protesta, e manifestanti, che l’hanno ostacolata l’anno scorso, quando si tentò addirittura di strumentalizzare la tradizione popolare locale, la Pizzica-pizzica e la Taranta, per veicolare i mali messaggi sottesi pro-colonizzazione all’energia. Un atto che fu vissuto dal Salento come una inaccettabile profanazione e che ne scatenò la pacifista ma non meno dura, vera e propria rivolta. E’ così che questa kermesse ha abbandonato finalmente il Salento, Lecce capitale del Barocco, dopo aver portato tanto danno e aver scatenato tante proteste, e quest’anno è migrata in Toscana; forse anche lì un altro italiano ventre molle di una debole o peggio politica locale, creduto facilmente gestibile dallo spietato famelico “clan delle rinnovabili industriali”, per devastar quei territori vergini, altri territori, dopo la Puglia.
E’ questa Green Economy nella sua versione industriale aberrante un male che dilaga come un cancro in metastasi in tutta la Nazione.
E lì, a Firenze, si è tenuta a settembre questa ossessiva kermesse. Poveri amici toscani amanti della natura e della bellezza, povera bella Toscana patria del Rinascimento, siamo con voi.
Tutta una facilmente corruttibile trasversalmente classe dirigente locale pugliese permette quotidianamente alle ditte della speculazione falso-green di intrufolarsi ovunque, di finanziare ogni cosa, fino anche spettacoli ludici, in realtà imbonitori per bambini e genitori pro-devastazione eolico-fotovoltaica, restauri di colonne votive dei santi patroni, come quella di Santa Domenica a Scorrano (LE), o addirittura i presepi natalizi imbastiti nelle piazze in periodo natalizio, come quello nell’anfiteatro romano a Lecce l’anno scorso. Non c’è più religione, ma cosa più grave non c’è più onore. Tutto ciò è il segno tangibile della degenerazione dei tempi e del fallimento di tutta una classe dirigente indistintamente, ma l’abitudine a tutto ciò nei cittadini ha anche rinforzato un’indignazione crescente ed una consapevolezza forte, che fa distinguere ormai ogni strumentalizzazione, ogni mistificazione della realtà a fini puramente economici e di fallimentari imbonimenti delle masse.
In cambio del rifacimento di una strada o della costruzione di una linea di pubblica illuminazione, per royalty al comune, una tantum, o benefit vari, i comuni svendono il loro territorio e aprono le porte, da traditori, a questo assalto. Sono spesso i comuni più deboli a cadere nella rete, i grandi lo fanno con maggiore consapevolezza. In tanti credono che siano varie tangenti a oleare spesso il meccanismo, e facilitare l’ottenimento da tutti gli enti preposti di autorizzazioni assolutamente illegali ed immorali alla prova dei fatti. E non mancano nell’ Italia del Sud già tanti casi di politici colti sul fatto della riscossione di tangenti per il rilascio di queste lucrosissime autorizzazioni. A Palermo due mesi fa l’ultimo caso noto dalla cronaca.
Talvolta poi si muove anche una mefistofelica macchina d’opinione, che vede coinvolti politici anche importanti che fanno da tramite, e il coinvolgimento legittimante persino di professori universitari delle locali università, nonché dei tentacoli di ormai pseudo-associazioni ambientaliste nazionali; così con convegni e incontri privati si raggirano poveri amministratori dei comuni più piccoli ed indifesi. A questi vengono spacciati per virtuosi progetti che si promette innalzeranno il comune ai vertici dell’ “ecostenibilità” italiana nelle classifiche nazionali, portando lustro e fumosa ricchezza al comune; in realtà il gioco è semplice dato che son le stesse associazioni pseudo-ambientaliste a fare le classifiche e a sparare alchimie numerologiche, come ha denunciato Italia Nostra, pur di favorire il sotteso business. Associazioni non più ormai ambientaliste, colluse con i partiti in maxi-comitati d’affari. A farne le spese anche i poveri piccoli comuni che caduti in trappola vengono affossati, vedendosi togliere l’unica cosa su cui stavano puntando per affermarsi davvero, buona agricoltura, bellezza del paesaggio, agriturismo, turismo e salubrità. In taluni casi la posta in gioco è tale che gli stessi imprenditori collusi con la politica talvolta sono scesi direttamente in campo nel Salento per raggiungere posizioni di assessorati o poltrone di primo cittadino pur di riuscire, in palesi conflitti d’interesse, a far autorizzare impianti di ditte proprie o di parenti prossimi, talvolta strumentalizzando anche lo sport, il calcio, con squadre finanziate, sponsorizzate, sempre più in Puglia, da ditte falso-green, per abbindolare le masse ed ottener consenso sui progetti e consenso elettorale. Una devastazione del tessuto socio-politico salentino oltre che ambientale. E le torri eoliche, le ciminiere inquinanti delle biomasse, i pannelli nei campi diventano anche monumenti ad una illegalità ed immoralità diffusa che con loro mette le sue radici più profonde nel nostro tessuto socio-politico-culturale.
E il giardino bello d’Europa e del Mediterraneo, l’Italia, con la sua Puglia, con il suo Salento, diventa una vasta diffusa pattumiera energetica, che froda gli stessi cittadini che con le loro tasse e bollette elettriche, le più alte del mondo, finanziano tutto questo lerciume politico-imprenditoriale, questa rapina che li assassina nel corpo e nello spirito, e che distrugge loro l’habitat in salubrità, biodiversità e bellezza, e calpesta la loro Costituzione, che invano nei suoi principi, all’articolo 9, ne afferma, ne grida la tutela del paesaggio identitario nazionale, storico, naturale e rurale, lo skyline marino e della terraferma, come imperativo categorico che lo Stato Italiano deve perseguire e garantire.
Se tutti questi progetti, di eolico, fotovoltaico e biomasse, a migliaia, non saranno fermati, sarà la fine per la Puglia che conosciamo e amiamo, e che qualcuno ha invece mefistofelicamente scelto di fare la sporca e inquinata landa “colonia energetica d’Italia”, persino con la costruzione di centrali e depositi di scorie nucleari, oggi almeno queste fermate dal grande recente referendum popolare contro il ritorno dell’energia nucleare da fissione atomica in Italia. Sarebbe stato semplicemente la fine di tutto, la morte anche della speranza, oggi ancora rimasta nel fondo del Vaso di Pandora aperto in Puglia dai suoi avidi amministratori di centro, destra e sinistra, indistintamente.
Vi chiediamo di sapere tutto questo e di farvi portavoce di questa denuncia, un brusio che cresce e diventa assordante con il suo crescente riverbero tra i cittadini d’Italia, per far comprendere al pres. Nicola Vendola alias Nichi, (del partito SEL, Sinistra Ecologia (?!) e Libertà, il partito da lui stesso fondato), la necessità di varare l’urgente vitale moratoria di tutti questi assurdi impianti industriali falso-green, per fermare questa catastrofe ambientale artificiale imminente; sin ora a nulla son valse le inchieste dei magistrati che stan sollevando tutto lo sporco e l’illegale spesso sotteso dietro questa corsa all’oro che tutto e tutti corrompe, le quotidiane mobilitazioni ovunque della gente per dire basta, la scoperta dello sfruttamento schiavista in condizioni disumane e sottopagate di forza lavorative extracomunitarie in nero nei lager del fotovoltaico, nei cantieri per la loro realizzazione (scandalo della Ditta Tecnova, nel brindisino e leccese), la nulla ricaduta occupazione a regime di questi impianti d’energia falso-verde altamente automatizzati, le lettere del capo della Soprintendenza ai Beni Culturali e al Paesaggio per la Puglia, Arch. Ruggero Martines, e del direttore dell’ARPA Puglia, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente, il medico epidemiologo di fama mondiale Giorgio Assennato, che han ammonito, con delle circolari, sulla catastrofe culturale, paesaggistica, ambientale ma anche sanitaria a cui si sta andando incontro passivamente, le denunce dell’ Europol, la Polizia Europea, sul riciclaggio di denaro sporco che si sta effettuando in questo mercato drogato da iperincentivazione della Green Economy Industriale, attraverso compravendita, mediante anche tangenti, di autorizzazioni, e attraverso inestricabili scatole cinesi e ramificazioni celate, che rimandano quasi sempre a ditte off-shore nei paradisi fiscali internazionali (Panama, Cipro, Cayman, ecc.), le denunce della Commissione Bicamerale Antimafia, in trasferta d’emergenza in Puglia, nel dicembre 2010, che ha visto il suo presidente, il senatore Beppe Pisanu, ex ministro agli interni, rivelare che la “Green Economy Industriale”, con riferimento al settore della produzione “industriale” dell’energia, per la sua vendita dunque, è fortemente inquinato, sin nelle sue radici più profonde, dalla malavita e da tutte le mafie (Camorra, Mafia siciliana, Sacra Corona Unita, Mafie internazionali e forse anche la stessa Mafia cinese), ed è favorito in loco, in Puglia e in particolar modo nel Salento, da una “Mafia Borghese” (espressione, questa, coniata ad hoc dallo stesso senatore Pisanu, che ne ha massimamente lanciato l’allarme dopo aver udito i locali magistrati e non solo). Una “mafia borghese” collusa strettamente con la politica, trasversalmente, con le Banche, con l’imprenditoria più spregiudicata e affaristica, nonché con la bassa malavita territoriale. Una mala politicamente trasversale di amministratori e speculatori, con l’aggravante in Puglia di una “criminosità istituzionale”, come l’ha definita il 6 maggio 2011, il sindaco di Salemi in Sicilia, il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario ai Beni Culturali, poiché si è assisto a tutta una legiferazione regionale, spesso poi giudicata incostituzionale dalla Suprema Corte Costituzionale, (come avvenuto per i principali punti di deregolamentazione della L.R. 31/2008), con cui si è deregolamentato il settore, (si pensi al PEAR, il Piano Energetico Ambientale (?!) della Regione Puglia), ed aperto finestre temporali atte alla massima speculazione e devastazione del territorio, con l’arrivo di progetti e ditte e personaggi, anche poco fidabili, procacciatori d’affari, da ogni parte del mondo, attratti anche da appositi eventi, relazioni diplomatiche, ed enti, (si pensi che la Regione Puglia ha persino istituito essa stessa ad esempio un apposito Distretto per le Sviluppo delle Energie Rinnovabili), favoriti o istituiti dalla stessa Regione, divenuta una vera e propria “repubblica delle banane” in questa Green Economy, degenerata nel Salento in uno stato tribale gestito quasi dai nuovi “narcos” locali e non, gli “sviluppatori”, o “facilitatori”, cosiddetti, delle autorizzazioni per impianti green, d’eolico, fotovoltaico o biomasse, da rivendere alle multinazionali straniere. Assurdità su assurdità che hanno visto persino il presidente Vendola volare in Cina e negli Stati Uniti, con soldi pubblici, per esportare il malo modello green pugliese, e per chiedere ai cinesi, come avvenuto, di venire ad investire in Puglia nel fotovoltaico, (acquistando decine e decine di autorizzazioni intascate dalla dittucce, o forse meglio dire dittacce, di sviluppatori), a frodare così i soldi dei nostri incentivi, con bilanci da intere finanziarie; un furto nelle tasche dei cittadini, nelle tasche dello Stato italiano, di immensi tesori finanziari che in cambio di esose quote nelle tasche degli sviluppatori locali, prendono la strada dell’estero.
E dalla Cina, dove la gente si è ribellata in massa nei mesi scorsi, evento non usuale per la Cina, contro un’industria di pannelli fotovoltaici al telluluro di cadmio, che ha avvelenato con il nocivo cadmio i campi di una vasta area e le coltivazioni di riso, quei pannelli per ricoprire estensioni di centinaia di ettari stanno giungendo e si stanno istallando nelle Puglie, nel Salento. La Comunità Europea ha vietato l’uso nei pannelli fotovoltaici di sostanze pericolose come Cadmio e Arsenico, ma i divieti entreranno in vigore, pare solo tra tre anni!? Si, per ora si può ubicare questi pannelli ad elementi nocivi!!?? Gli interessi sono tanti e così chi dovrebbe tutelare la salute dei cittadini per tutelare gli interessi delle banche e degli speculatori consente invece che si pongano i presupposti per quella che potrebbe divenire un’ emergenza sanitaria di proporzioni pari, se non superiori, al dramma dell’amianto. I pannelli, soprattutto quelli cinesi di bassa qualità e minor prezzo sul mercato, “spolverano” si dice in termine tecnico, si sfaldano e polverizzano nel tempo, e particelle con cadmio o altre sostanze nocive possono essere liberate nell’ecosistema, come possono essere liberate in caso di incendi degli impianti a terra, rischio non indifferente se non curati eliminando l’erba, operazione che si fa a sua volta, spesso, con l’uso di dosi massicce di diserbanti, altrettanto nocivi. Così giungono notizie sulla presenza di neodimio, anch’esso elemento pericoloso per la salute umana nei magneti presenti nelle turbine eoliche. Insomma un quadro che non lascia tranquilli e che aggrava il lassismo e le responsabilità degli enti di controllo sanitario, come le A.s.l. (Agenzie Sanitarie Locali) e di ARPA Puglia (Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente), che non stanno agendo come si deve con l’applicazione ferrea del principio di prevenzione e precauzione, un tempo a cuore alla stessa Comunità Europea, per il divieto di istallazione sul territorio di implementazioni tecnologiche potenzialmente pericolose per la salute umana.
E si è assistito anche al rilascio da parte della Regione di miriadi di autorizzazioni per grandi impianti assolutamente ignominiose, addirittura in aree parco naturale o ai loro margini, come nel Parco nazionale dell’Alta Murgia, che ha visto anche pronunciamenti avversi all’agire regionale della Corte di Giustizia Europea. Le torri eoliche tra Spinazzola e Minervino Murge, nel Parco pugliese dell’Alta Murgia e ai suoi margini, stan facendo strage di rapaci, per questo motivo vi son delle denuncie, depositate dal Corpo Forestale dello Stato, alla Procura della Repubblica di Trani, che vi ha aperto un’inchiesta. Stessa grave situazione ai danni dell’avifauna, ed in particolar modo ai danni dei rapaci, sta causando l’impianto eolico attivo di Carpignano salentino nel leccese, lungo le rotte migratorie che poi da lì attraversano il Canale d’Otranto, come ha denunciato lo stesso assessore comunale alle energie rinnovabili che vi ha visto in diretta venir dilaniata una poiana in volo dalle rotanti mastodontiche pale, ma nessuna inchiesta risulta sia stata ancora aperta, né le torri sono state fermate, come necessario, almeno nei mesi di massimo passo migratorio primaverile ed autunnale!? Anzi si parla pure di un ampliamento dell’impianto! Siamo, non c’è che dire, allo smarrimento di ogni normalità.
Ma tra le più scandalose autorizzazioni, le più note a livello nazionale, sono certamente quella degli impianti eolici di Palmariggi e Giuggianello, (uno anche a Minervino di Lecce, ancora in iter autorizzativo), ubicati sulla mitologica incantevole “Collina dei Fanciulli e delle Ninfe”, (al centro di un’inchiesta e denuncia del Corriere della Sera, a firma di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, autori del bestseller “La Casta”), acropoli proto-storica del Salento e indiscussa Stonehenge megalitica d’Italia per i suoi monumenti arcaici di grandi pietre ciclopiche, dolmen e menhir; e a devastazione dello skyline di Otranto (LE), borgo medievale, il più ad oriente d’Italia, il primo a vedere sorgere il sole, riconosciuto anche da poco, patrimonio UNESCO dell’ umanità. Impianti questi ben voluti dal PD e da SEL, e quello di Palmariggi è di una ditta, la Spes srl, di proprietà dello stesso presidente del Distretto Regionale per lo Sviluppo delle Energie Rinnovabili. La Regione Puglia, ha difeso con i denti questo scempio facendo lei direttamente, e non la ditta dell’ eolico di Palmariggi, appello al Consiglio di Stato, pagando lei, e dunque noi, con firma di Nichi Vendola, dei legali a difesa di quest’orrore, contro il ricorso al TAR vinto da Italia Nostra, e dalla Provincia di Lecce e comuni limitrofi di Otranto, Poggiardo, Uggiano la Chiesa, Muro Leccese e Giurdignano, intervenuti per salvare il prezioso sito archeologico e naturalistico ed il loro stesso futuro. Una volgare indecenza da parte della Regione, che ha calpestato anche il pronunciamento sfavorevole della Soprintendenza ai Beni Culturali e di eminenti archeologi scesi in campo a difesa dei preziosissimi siti, come i professori Paul Arthur e Francesco d’Andria del Dipartimento di Beni Culturali dell’ Università del Salento-Lecce. Quello di Giuggianello della ditta Wind Service srl, che come la Rai ha denunciato nel programma Crash di Rai3, rimanda, con scatole cinesi, a ditte off-shore con sede legale nei paradisi fiscali di Panama e Cipro, vede la presenza finanziante della banca tedesca Deutsch Bank. Stessa ditta un cui progetto eolico in via di cantierizzazione, è già sotto sequestro a Martignano (LE), poco distante da Giuggianello, per irregolarità, abusivismi edilizi e conflitti d’interessi, che vedono inquisiti amministratori e tecnici comunali locali. Si tratta di ditte a responsabilità limitata, s.r.l., senza capacità, conoscenze, know-how e mezzi per realizzare davvero gli impianti, ditte sviluppatrici dal capitale sociale di poche migliaia di euro. Sulla Collina tutt’Italia vigila oggi attonita e preoccupata perché gli scempi perfettamente autorizzati dalla Regione, e voluti da Nichi, non siano portati a compimento. Perché il filo di questa Spada di Damocle non si spezzi facendola abbattere su quell’incanto paesaggistico, scrigno di storia; perché quella spada si abbatta altrove, magari sulla testa proprio di chi vuole questo inaccettabile sacrilegio.